domenica 21 novembre 2010

CATTIVE NOTIZIE: Il DDL Gelmini è peggiorato!

CATTIVE NOTIZIE: Il DDL Gelmini è peggiorato!

Cattive notizie!

La Gelmini ha disatteso gli impegni presi in pubblico ed è ha eliminato perfino alcuni miglioramenti che erano stati introdotti dalla commissione Cultura.

Le esigenze della propaganda per il ministro vengono prima dei diritti degli studenti, dei ricercatori e dei professori. A seguire si è riunita la commissione Culturae abbiamo assistito a una scena penosissima.

I deputati della maggioranza hanno dovuto fare una sorta di abiura approvando ben 34 emendamenti abrogativi di norme che essi stessi avevano votato solo qualche settimana fa’.

Riassumo di seguito i contenuti più importanti di tali emendamenti.

Solo chi muove da un radicato disprezzo verso l’università può portare all’approvazione i seguenti peggioramenti:

- eliminazione del ripristino degli scatti di anzianità per i giovani ricercatori sbandierato dalla Gelmini in tante televisioni (art. 5 bis del testo approvato in commissione Cultura)

- definanziamento degli incentivi per l’internazionalizzazione del sistema universitario e in particolare per insegnamenti o corsi di studio che si tengono in lingua straniera (art. 2, comma 2, lettera l)

- possibilità di assorbimento da parte del ministero dei risparmi generati da eventuali fusioni di atenei, dopodiché non si capisce con quali incentivi si realizzeranno tali processi (art. 3, comma 3)

- soppressione del trasferimento dei beni demaniali in uso agli atenei (art. 3bis)

- obbligo di restituzione dei buoni studio anche da parte degli studenti che hanno ottenuto il massimo dei voti (art. 4, comma 1, lettera b)

- cancellazione nella definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) per il diritto allo studio dei seguenti obiettivi: borse di studio, trasporti, assistenza sanitaria, ristorazione, accesso alla cultura, alloggi; dopodiché non si capisce che cosa rimanga (art. 5, comma 6, lettera a)

- nei passaggi di livello eliminazione dell’aggancio alla classe quarta per la rivalutazione iniziale che era stato introdotto a parziale compensazione della mancata ricostruzione di carriera (art. 8, comma 3, lettera b)

- definanziamento della retribuzione integrativa per i ricercatori che svolgono didattica o attività gestionali (art. 9 comma 01)

- eliminazione della soglia minima di 20 mila euro annui per gli assegni di ricerca (art. 19, comma 6)

- ammissione che non si tratta di una vera tenure track poiché la conferma di ruolo è condizionata con norma esplicita alla disponibilità delle risorse (art. 21,comma 5)

- mancato riconoscimento delle prestazioni dei contratti a tempo determinato ai fini del trattamento di quiescenza e previdenza (art. 25, comma 10quater)

- cancellazione della norma relativa ai concorsi per associato che non ha copertura finché non viene approvata al Senato la legge di stabilità.

La perla finale è il commissariamento del ministro Gelmini contenuto nell’ultimo emendamento (art. 25, comma 11 bis). Il ministro dell’Università, secondo la norma introdotta, “provvede” al monitoraggio degli atenei e “riferisce” al ministro dell’Economia il quale interviene “con proprio decreto” per modificare gli stanziamenti in bilancio a favore dell’università. E’ un linguaggio mai utilizzato nella legislazione italiana. Mai prima d’ora, infatti, erano state introdotte norme che subordinano un ministro rispetto a un altro, dal momento che la Costituzione ne stabilisce la parità di rango. Se fosse solo un problema personale potremmo dire che la Gelmini se l’è cercata e non saremo certo noi a compiangerla. Ma qui è in gioco una questione istituzionale che riguarda in ultima istanza la libertà universitaria. Doveva essere una riforma epocale. Oggi non è più neppure un disegno di legge. E’ una doppia ordinanza di commissariamento. Gli atenei sotto il comando del ministero dell’Università e questo sotto il ministero dell'Economia.