lunedì 22 novembre 2010

Atenei, la riforma bluff arriva in Aula priva di tutto

Atenei, la riforma bluff arriva in Aula priva di tutto
di Maristella Iervasi

Non c'è un euro in più per l'Università. Non ci sono i soldi per assumere i 9 mila professori associati in sei anni, la cosidetta norma salva riceratori. E' sparito l'importo minimo di 20mila euro per gli assegni di ricerca, unica fonte di sostentamento per molti precari. Ed è stato tolto anche il fondo per il merito accademico che prevedeva la valorizzazione economica dei dipendenti (docenti e ricercatori) migliori. La legge Gelmini di riforma degli Atenei italiani è stata svuotata di tutto: dal provvedimento sono state eliminate tutte le norme che comportano una spesa. L'ordine di Tremonti è stato ascoltato alla lettera. Ma la ministra 'unica' dell'Istruzione, come al solito, è soddisfatta, perchè la maggioranza ha fatto quadrato e ha licenziato il provvedimento per l'Aula. Ma il testo -che approda domani - è uscito dalla commissione Cultura di Montecitorio 'sterelizzato' di tutto le voci di spesa. Insorgono le opposizioni, Pd in testa. E anche i finiani annunciano battaglia, perchè l''intoppo' non è mica solo finanziario. Aveva proprio ragione Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, nel gridare ai quattro venti il rischio del commissariamento degli Atenei. E così è.

COMMISSARIATA LA GELMINI
Ai fininani non piace proprio l'aggiuta fatta all'art.25 del ddl che, di fatto si traduce in un commissariamento dell'Istruzione da parte di quello dell'Economia. «Il ministro dell'Università, secondo una delle vergognose modifiche introdotte - spiega Pantaleo -, provvede al monitoraggio degli atenei e riferisce al ministro dell'Economia il quale interviene 'con proprio decreto' per modificare gli stanziamenti in bilancio a favore dell'università». Scalpitano i fininiani: 'Senza i nostri voti - sottolinea Fabio Granata - la riforma non passa. Ci sono da risolvere nodi politici ed economici'. Una dichiarazione che suona come un ultimatum: 'Senza copertura - sottolinea Granata - proporemo di rimandare il voto sulla riforma a dopo il 10 dicembre".

La relatrice Paola Frassinetti (Pdl) auspica che le risorse mancanti si trovino. 'I punti di forza sono rimasti tutti" - sottolinea. Ed eccola l'ossatura del (vero) provvedimento Gelmini: governance, fondo per il merito, accreditamento degli atenei, abilitazione nazionale.. Sulle risorse in Finanziaria conta assai poco il Pd.

LA QUESTIONE DEI RICERCATORI
L'emendamento proposto dalla relatrice prevedeva che in sei anni 9 mila ricercatori potessero diventare associati; secondo quanto previsto nella legge di stabilità ne verrebbero 'sistemati' 1.500 l'anno, che in tre anni fa la metà di quanto previsto.

"NON C'E' UN EURO"
Manuela Ghizzoni, Pd: "Per l'università non c'è un euro in più. Ci sono piuttosto 276 milioni di euro in meno rispetto a quest'anno. Ne mancavano 1.076, ne vengono restituiti solo 800 e il conto e presto fatto. Per il prossimo anno, inoltre - sottolinea la parlamentare democratica - ne sono previsti 500. Senso di responsabilità imporrebbe un rinvio della discussione in aula e un dialogo con le opposizioni e con chi sta protestando".

PROTESTA E APPELLI
Mentre la Confindustria insiste nel chiedere al governo l'"approvazione veloce della riforma", si mobilita tutto il settore della Conoscenza contro la legge Gelmini. Docenti e ricercatori (Rete29aprile, Conpass) insieme alle associazioni studentesche (Udu e link) hanno lanciato un appello all'opposizione: "Se si arriva al voto in aula e non vi sono speranze di voti contrari, siate onorevoli, non restate lì: uscite dal luogo in cui si sta compiendo questo delitto. Non legittimate con la vostra presenza il definitivo affossamento dell'università pubblica. Scendete in piazza, noi saremo lì".

BLOCCO DELLE LEZIONI
"Ecco l'esemplificazione del grande bluff" - dice Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil. "La maggioranza ammette che nella Finanziaria non ci sono le risorse per sostenere anche quelle migliorie minime introdotte in commissione Cultura e pur di andare avanti le abroga tutte. In particolare si colpiscono ancora una volta i giovani ricercatori, i precari e gli studenti. Scompare infatti il ripristino degli scatti di anzianità. Si cancellano dai livelli essenziali delle prestazioni che lo stato deve garantire per il diritto allo studio i seguenti riferimenti: borse di studio, trasporti, assistenza sanitaria, ristorazione, accesso alla cultura, alloggi. si elimina l'aumento per gli assegni di ricerca si cancella la norma che prometteva ai ricercatori la possibilità di diventare associati». «Tutta l'università deve ribellarsi a questo scempio - conclude Pantaleo -. Mercoledì davanti a Montecitorio si svolgerà una grande manifestazione, ma da subito chiediamo che si blocchino tutte le lezioni e si denunci al paese questa vergogna».