giovedì 30 settembre 2010

ricercatori e tesi di laurea

Al Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia
Al Presidente del Consiglio di Corso di Laurea congiunto
in Lingue e Culture Straniere
e in Lingue e Letterature Moderne. Filologia, Linguistica, Traduzione
UNICAL


I sottoscritti ricercatrici e ricercatori del Corso di Laurea congiunto in Lingue e Culture Straniere e in Lingue e Letterature Moderne. Filologia, Linguistica, Traduzione

dichiarano

che si asterranno d’ora in poi dall’essere relatori e correlatori di tesi di laurea, nonché dal presenziare alle sedute di laurea, per manifestare l’estremo disagio nei confronti di provvedimenti legislativi, che sistematicamente hanno eluso e continuano ad eludere il riconoscimento professionale ed economico della didattica svolta dalla categoria nell’università italiana.

Questa forma di protesta - della cui gravità sono consapevoli - vuole al tempo stesso manifestare il più vivo allarme e il dissenso nei confronti di progetti politici che perseguono l’obiettivo di smantellare l’università pubblica italiana, a tutto vantaggio delle università private, senza alcuna garanzia che venga salvaguardata la qualità degli studi e della ricerca.

Il Ddl Gelmini sull’Università in aula per la discussione il 14 ottobre: una vittoria dei ricercatori

Il Ddl Gelmini sull’Università in aula per la discussione
il 14 ottobre: una vittoria dei ricercatori
Il DdL Gelmini verrà portato in discussione in aula il 14 ottobre, alla vigilia dell’inizio della sessione di
bilancio. Non potrà quindi essere votato se non al termine della sessione di bilancio stessa (dicembre, nella migliore
delle ipotesi). Non si tratta quindi solo di un rinvio di dieci giorni (dal 4 ottobre al 14) bensì di una pausa
di riflessione che consentirà evidentemente di inserire nel provvedimento anche correttivi di tipo finanziario.
La Rete29Aprile apprezza con viva soddisfazione questo rinvio. Esso rappresenta una vittoria del movimento
che si è strutturato da aprile a oggi e testimonia che la protesta del mondo universitario non può essere
nascosta sotto il tappeto, riducendola a folclore corporativo o a ribellismo giovanile.
L’approvazione di una legge indecente che smantella l’università pubblica e ne consegna le briciole in
mano ai rettori e alle baronìe ha fatto sollevare una protesta che ha riunito ricercatori a tempo indeterminato
e docenti, ricercatori a tempo determinato, componenti studentesche e che rappresenta il fenomeno politico
più nuovo degli ultimi anni all’interno del mondo universitario. A questa protesta il governo non è stato finora
in grado di dare risposte né di fronteggiarlo adeguatamente.
Ci auguriamo che il governo sfrutti questa pausa di riflessione imposta, con senso di responsabilità e
saggezza, dalla Camera dei Deputati per dare ascolto al mondo universitario e non solo ai rettori e per dare
avvio a una riscrittura radicale di questo disegno di legge.
Abbiamo registrato l’insofferenza dei Rettori riuniti nella CRUI nei confronti di questo ritardo, ma non
la condividiamo affatto; crediamo invece che la nuova calendarizzazione rappresenti una preziosa occasione
per dare vita a una riforma condivisa, partecipata, responsabile e per ottenere finalmente un’università pubblica,
autonoma, libera e aperta.
R29A
www.rete29aprile.it

venerdì 17 settembre 2010

27 settembre 2010

La dott. Mancini riceve il 27 settembre 2010 ore 16,00 nel suo ufficio. Gli studenti interessati sono pregati, come sempre, di ricontrollare comunque qualche giorno prima, nel caso ci fosse qualche cambiamento dell'ultima ora.
Università, ricercatori uniti
"Stop agli anni accademici"
Dalla grande assemblea delle Rete 29 aprile alla facoltà di Chimica della Sapienza di Roma esce un documento che chiede profondi cambiamenti alla riforma Gelmini. "La marcia indietro del rettore di Bologna è stata la nostra prima vittoria"
di MANUEL MASSIMO


Voglia di stare insieme, di confrontarsi, ma soprattutto di reagire a una situazione di profondo disagio che mina le certezze e "ruba" il futuro a migliaia di lavoratori della conoscenza. All'assemblea nazionale della Rete 29 Aprile a Roma si è respirato un'aria di fermento "culturale", come non succedeva da tempo: centinaia di ricercatori provenienti da i dipartimenti di tutta Italia, in rappresentanza di decine di atenei, ma anche colleghi degli enti di ricerca "sopressi", studenti e docenti uniti dalla voglia di promuovere una nuova idea di università: libera, pubblica e aperta.

"L'Università fa la differenza". Questo il motto della manifestazione organizzata nell'aula "La Ginestra" di Chimica alla Sapienza, una location che si è dimostrata appena sufficiente a contenere i tantissimi presenti: segno che il movimento di protesta dei ricercatori nato a fine aprile di quest'anno non si è sgonfiato con l'estate ma, anzi, è cresciuto in questi mesi e si sta fortificando per affrontare l'autunno caldo della contestazione.
Bologna è qui. Voleva aprire l'anno accademico con i ricercatori in cattedra "precettati" per lettera, invece è dovuto tornare sui suoi passi: il dietrofront del rettore dell'Alma Mater Ivano Dionigi rappresenta una prima vittoria per il movimento di protesta dei ricercatori, che invece di spaccarsi si sono "compattati". In rappresentanza dell'università felsinea c'è Daniele Bigi che parla di "autogoal" da parte del magnifico e mette nero su bianco che un terzo degli insegnamenti dell'Alma Mater sono attualmente coperti dai ricercatori e che sull'indisponibilità alla didattica si terrà il punto, senza cedere. Hic manebimus optime.

Uniti si vince. Un momento di confronto "aperto" a tutte le componenti universitarie (erano stati invitati anche i rettori che hanno disertato l'incontro, ndr) per fare il punto della situazione sullo stato dell'arte negli atenei e sulle iniziative da intraprendere per il futuro. Alessandro Ferretti da Torino sottolinea che: "Gli unici che possono salvare l'università pubblica siamo noi. Il disegno di legge Gelmini si può battere: l'indisponibilità dei ricercatori a sostenere carichi didattici non obbligatori per legge è stato il primo passo, ora è tempo di innescare le proteste di tutti gli altri protagonisti dell'università". Alessandro Pezzella della Federico II di Napoli sottoscrive e rilancia: "Se la riforma passa non è un bene per il Paese, anche il Cun ha sottolineato gli aspetti negativi del ddl: è in atto un cortocircuito mediatico che lega surrettiziamente riforme e risorse, occorre respingere questa impostazione per poter tornare a parlare finalmente dei reali problemi della ricerca in Italia".

I punti del documento. Le richieste dei ricercatori della Rete 29 Aprile vengono illustrate nella relazione di Guido Mula dell'Università di Cagliari: istituzione di un ruolo unico della docenza che garantisca indipendenza e autonomia di didattica e ricerca; contratto unico pre-ruolo contro il precariato selvaggio e diffuso; finanziamenti adeguati per didattica e ricerca; governance degli atenei più democratica e secco "no" alle fondazioni private; reclutamento delle "nuove leve" all'insegna di una tenure track reale; infine, last but not least, assicurare un diritto allo studio "reale" e a carico dello Stato, non degli atenei. La piattaforma per un'università rinnovata è fatta di ricerca libera-e-indipendente, pari diritti per tutti e fine del precariato in ambito accademico.

"Sospensione anno accademico". L'ipotesi più accreditata è che se l'iter del ddl alla Camera dovesse andare avanti spedito e senza sostanziali modifiche - queste le intenzioni dell'esecutivo, secondo rumors di Transatlantico - i ricercatori potrebbero arrivare al muro contro muro chiedendo la sospensione dell'anno accademico in tutta Italia. Una prima richiesta in tal senso - come conferma il ricercatore Piero Graglia - verrà fatta già lunedì 20 settembre alla Statale di Milano, davanti al Senato accademico: un'iniziativa di rottura e dal forte valore simbolico visto che il magnifico dell'ateneo meneghino, Enrico Decleva, è anche il "rettore dei rettori" alla guida della Crui.


http://www.repubblica.it/cronaca/2010/09/17/news/universit_ricercatori_uniti_stop_agli_anni_accademici-7181009/


http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/09/17/foto/sapienza_l_assemblea_dei_ricercatori-7173266/1/

giovedì 16 settembre 2010

Atenei, ricercatori in trincea

IL CASO
Atenei, ricercatori in trincea
"Siamo alla guerra tra poveri"
La Rete 29 aprile contesta la decisione dei rettori di ricorrere a docenti a contratto per sostituire chi si astiene dalla didattica. "Così si abbassa la qualità". Venerdì una grande assemblea alla Sapienza di Roma
di MANUEL MASSIMO

Atenei, ricercatori in trincea "Siamo alla guerra tra poveri" Un presidio di protesta alla Statale di Milano

Anno accademico a rischio non solo a Bologna con il braccio di ferro tra rettore e ricercatori. Il fronte della protesta dei ricercatori indisponibili alla didattica cresce di ora in ora ed è presente a macchia di leopardo nei principali atenei pubblici italiani. Si stanno moltiplicando le iniziative di mobilitazione contro il disegno di legge Gelmini, per decidere quali altre forme di lotta intraprendere in un autunno che si preannuncia molto caldo per l’università. Il primo momento clou si avrà venerdì 17 alle ore 12, quando scadrà l’ultimatum del rettore dell’ateneo di Bologna: i ricercatori che non comunicheranno la propria disponibilità alla didattica saranno rimpiazzati da docenti esterni.

La decisione dell’Alma Mater di assegnare a docenti a contratto esterni i corsi ancora “scoperti” a causa dell’indisponibilità dei ricercatori proprio non va giù alla Rete 29 Aprile, associazione in prima fila nella lotta per i diritti dei ricercatori, come conferma Alessandro Ferretti, ricercatore del Dipartimento di Fisica sperimentale dell'Università di Torino e portavoce del Coordinamento UniTo: “Invece di cercare una soluzione condivisa per il bene dell’università pubblica, i rettori cercano di aggirare la protesta appaltando i corsi con bandi esterni rivolgendosi o a professori in pensione o a giovani precari da sfuttare innescando una guerra tra poveri. Sta accadendo come a Pomigliano: per avere qualcosa oggi devi rinunciare tout court ai tuoi diritti futuri”. Dai blog dei ricercatori arriva anche la denuncia che molto spesso i contratti offerti ai giovani precari sono a zero euro con "il rischio di un drammatico abbassamento della qualità didattica degli insegnamenti".

Ma il motivo del contendere non riguarda soltanto il ricorso spinto a cattedre low cost per tamponare l’emergenza. Ancora più grave - sempre secondo Ferretti - è la mancanza di dialogo e la visione verticistica da parte dei rettori: “Hanno fatto un patto col diavolo, incassando dal ddl maggiori poteri per contrastare più efficacemente le voci di dissenso all’interno delle università”.

La Rete delle indisponibilità. La situazione di Bologna rappresenta soltanto la punta dell’iceberg della protesta, il primo caso eclatante che - c’è da scommetterci - non resterà isolato. In base al censimento effettuato in questi mesi dalla Rete 29 Aprile, i dati raccolti confermano che il movimento di protesta è ben radicato sul territorio e che i ricercatori indisponibili alla didattica non obbligatoria per legge sono 10.265 (pari al 58,56% dei 17.528 intervistati) e appartengono a 46 diversi atenei, per un totale di 322 facoltà.

Venerdì 17 per la Ricerca. Proprio mentre scadrà l’ultimatum dell’Alma Mater, la Rete 29 Aprile sarà riunita in assemblea plenaria a Roma (dalle ore 10.30 alla Sapienza, nell’edificio storico di Chimica), un incontro già fissato da tempo per fare il punto della situazione sull’evoluzione della protesta, che però sarà legato idealmente e simbolicamente alla situazione dei ricercatori bolognesi: attraverso un countdown al termine del quale si confermerà l’indisponibilità alla didattica e la continuazione della protesta. Per il movimento, dunque, un nuovo passo verso l’autunno caldo.

(15 settembre 2010)

mercoledì 15 settembre 2010

Assemblea dei ricercatori venerdì 17 - Roberto Ciccarelli per IL Manifesto

Assemblea dei ricercatori venerdì 17 - Roberto Ciccarelli per IL Manifesto

Incuranti della superstizione, e amanti delle rotte controvento, i
ricercatori universitari della rete 29 aprile hanno convocato la seconda
assemblea nazionale
contro la riforma Gelmini venerdì 17 settembre nell'aula La Ginestra della
facoltà di Chimica alla Sapienza di Roma. Il momento è tra i più
promettenti. La
crisi che ha frantumato il Pdl minaccia di bloccare l'iter parlamentare di
una legge che trasformerà l'università in una zattera alla deriva con
ricercatori
sempre più vecchi e malpagati e una moltitudine di precari che servirà a
tappare i buchi lasciati dal pensionamento di massa dei docenti (oltre 6
mila entro il
2014). I finiani con Giuseppe Valditara hanno già chiesto di rifinanziare
l'università e non i produttori di latte di Bossi. In attesa di conoscere
l'esito
dell'agonia del governo, e della discussione alla Camera, i ricercatori
hanno deciso di confermare il ritiro della disponibilità agli incarichi
didattici non
obbligatori per legge. Una protesta che ha raccolto l'adesione del 59% dei
ricercatori italiani (10475 sui 17570 censiti in 322 facoltà) e si batte a
favore
dell'istituzione del ruolo unico per i professori universitari, per un
contratto unico per le figure precarie che oggi garantiscono il
funzionamento dei corsi,
per il ritiro del taglio di 1,3 miliardi di euro al Fondo ordinario di
finanziamento per gli atenei e il rifinanziamento di un sistema al
collasso (solo la
Sapienza ha un bilancio in rosso di 80 milioni di euro). Motivazioni ormai
note da mesi, alle quali però serve ora un cambio di passo. Una necessità
non del
tutto sconosciuta ai ricercatori per una ragione storica. Sin dalla
Pantera nel 1989-90, infatti, la maggioranza dei soggetti che hanno
criticato le riforme
universitarie erano esterni all'organizzazione della didattica e della
ricerca. A chiusura di un devastante ciclo «riformatore» bipartisan durato
vent'anni, la
riforma Gelmini ha fatto emergere un conflitto interno al corpo accademico
abituato alle diatribe sulla gestione di risorse sempre più ridotte e sui
posti da
garantirsi ai concorsi. Se, in passato, la protesta degli studenti e dei
ricercatori precari ha sofferto l'isolamento rispetto al mondo accademico,
oggi i
ricercatori corrono lo stesso rischio rispetto alla società. Per questa
ragione tra i punti del loro documento si legge una forte richiesta di
interlocuzione
con gli studenti e i precari che nell'ultimo anno sono rimasti ai margini
della protesta. Il progetto della rete 29 aprile è costruire una
coalizione con le
mobilitazioni nel mondo della scuola, quelle degli enti di ricerca
«soppressi» dalla manovra finanziaria di luglio (se ne parlerà nel
pomeriggio del 17 in un
incontro con la Rete della ricerca pubblica), dei precari e degli
studenti, oltre che con i sindacati. Sono molto concrete le ragioni che
lasciano credere che
il conflitto continuerà anche nel caso dello scioglimento del parlamento.
In media i ricercatori mobilitati hanno poco più di quarant'anni, non
avranno
possibilità di carriera e, a causa della finanziaria estiva, perderanno
6642 euro per il blocco degli scatti stipendiali fino al 2013 e 5650 euro
per il
mancato adeguamento Istat. Esistono però almeno altre due ipotesi che la
rete 29 aprile sta valutando. La prima è legata allo «scambio» (definito
«ricatto»
dall'associazione dei docenti dell'Andu) proposto dalla Gelmini ai
ricercatori (e alla Conferenza dei Rettori): accettate prima la riforma e
noi vi daremo i
fondi per 12 mila concorsi per associato e 40 milioni di euro per
ripianare i tagli agli stipendi. Una promessa a dir poco vaga, considerati
anche i propositi
del ministro dell'Economia Tremonti, vera anima di questa sedicente
riforma, che per fine anno ha promesso solo una finanziaria «tabellare».
Le risorse
promesse dovranno essere cercate con una lanterna nella notte in cui i
bilanci pubblici degli stati europei verranno riscritti con il pugno di
ferro del
monetarismo. Ragioni sufficienti per non aspettare i tempi della crisi del
governo e immaginare persino l'ipotesi peggiore. Paradosso dei paradossi
sarebbe
infatti quello di un governo che vara una riforma a costo zero per
portarla in campagna elettorale con la soddisfazione degli ideologi della
meritocrazia
fasulla e il tacito consenso di chi avrebbe dovuto indicare ben altre
prospettive. Tra ipotesi e dubbi nell'ultima settimana sta comunque
emergendo un fatto.
In molte facoltà i docenti sono orientati a posticipare l'inizio delle
lezioni di un mese. Due anni fa bastò una settimana per fare partire la
mobilitazione
generale.

Sensibilia - Rome

VENERDÌ 1 OTTOBRE 2010 ore 10 (Università di Roma Tor Vergata, Facoltà di Lettere e Filosofia, Aula Moscati, via Columbia 1, 00133 Roma)


Sensibilia (Colloquium on Perception and Experience) – www.sensibilia.it

(Direttore, prof. Tonino Griffero)

4 – 2010 IL DOLORE



ore 10.00 Alessia Cervini (Università della Calabria), Il miliziano morente. Considerazioni su una foto di Robert Capa: da Sontag a Freedberg

ore 11.30 Bruna Mancini (Università della Calabria), Il bacio del vampiro: erotismo, dolore, morte

ore 14.30 Francesco Sorce (Università della Calabria), Immaginare il dolore

ore 16.00 Dario Cecchi (La Sapienza Università di Roma), Il dolore come categoria politica? Un ripensamento della teoria dell'agire sociale

ore 17.30 Micaela Latini (Università di Cassino), La cognizione del dolore. Modi della sofferenza nella cultura austriaca


Nel quadro dell’annuale indagine multidisciplinare sulla costellazione di fenomeni che il linguaggio comune chiama “dolore”, l’incontro di ottobre prenderà in esame alcuni esempi rilevanti di rappresentazione artistica del dolore e della sofferenza (fotografica, pittorica, letteraria), esaminando i presupposti teorici e “linguistici” specifici di questa risorsa espressiva e interrogandosi anche sulla valenza politologica della categoria del dolore.

Comunicato del Coordinamento Nazionale della Rete29Aprile

Ricercatori per una Università
Pubblica, Libera, Aperta
Comunicato del Coordinamento Nazionale della Rete29Aprile
Il coordinamento nazionale dei ricercatori universitari della Rete29Aprile, costituito dai rappresentanti
eletti in 33 università italiane, sulla base del confronto svolto nell’incontro del 10 settembre 2010 a
Roma per fare il punto sulla situazione dell’Università e delle iniziative da prendere ha deciso quanto
segue:
I ricercatori della R29A osservano che il disegno di legge di riforma dell’Università è stato approvato
dal Senato senza alcuna modifica di rilievo rispetto al testo originario. Le indicazioni in esso contenute
non affrontano i problemi contingenti del sistema universitario italiano – a partire dal deficit
finanziario, che il prossimo anno si appesantirà di ulteriori 1350 milioni rispetto a quello in corso – e
non appaiono in grado di risolvere quelli strutturali. Di certo non affrontano la questione del rapporto
tra il Sistema Paese e quello dell’Alta formazione e della Ricerca, per cui quest’ultimo viene trattato
come fosse una zavorra a carico dell’intero Paese. In particolare non è stato introdotto alcun rimedio
alle penalizzazioni nei confronti dei ricercatori universitari, nonostante richieste in tal senso siano
giunte dalle più diverse parti politiche e culturali. Denunciano infine come, in spregio a qualunque
principio di equità, il carico della difficile contingenza economica venga iniquamente scaricato su
professori e ricercatori universitari, penalizzando maggiormente i più giovani in età e in carriera.
I ricercatori della R29A, nel sottolineare la necessità e l’urgenza di una riforma dell’Università,
ribadiscono le proprie proposte e richieste programmatiche contenute nel documento pubblicato nel
giugno scorso. In particolare:
‐ l’assoluta imprescindibilità di un corretto finanziamento delle università, che nel 2011 subirà una
riduzione tale da risultare inferiore anche al mero costo degli stipendi;
‐ la necessità di porre fine alle riforme a costo zero;
‐ la necessità di non dilazionare ulteriormente il riconoscimento delle professionalità e del diritto
alle carriere dei ricercatori e dei professori universitari mediante l’introduzione di un ruolo
unico della docenza articolato in almeno tre livelli nel quale far transitare i professori e
ricercatori attuali, che riconosca a tutti pari diritti e carichi didattici e gestionali calibrati al
livello di carriera raggiunto;
‐ la necessità di uno stanziamento straordinario nel transitorio che consenta di reclutare giovani
per adeguare il rapporto studente‐docenti alla realtà europea e di permettere ai ricercatori, su
valutazione e non via ope legis, di progredire verso il livello del ruolo unico corrispondente a
quello degli attuali professori associati. Ciò sapendo che già nel 2008 il totale dei docenti era al
di sotto della media OCSE e che in breve sarà ridotto quasi alla metà, con grave danno per la
varietà e la qualità della didattica offerta agli studenti;
‐ l’urgenza di definire un percorso unico pre‐ruolo che cancelli la pletora di figure precarie
attualmente previste dall’ordinamento vigente;
‐ una riforma condivisa del diritto allo studio, da realizzarsi di concerto con studenti e regioni,
supportata da meccanismi di finanziamento che assicurino la totale copertura delle borse di
studio per gli idonei. Meccanismi di finanziamento che risultino, inoltre, non onerosi per gli
studenti e tali da garantire livelli essenziali di welfare studentesco uniformi su tutto il territorio
nazionale (trasporti, accesso alla cultura, dotazioni tecnologiche, assistenza sanitaria, politiche
abitative, ecc.), in modo da promuovere la mobilità sociale e l’autonomia di scelta;
‐ la definizione di un governo degli Atenei che veda una rappresentanza equilibrata delle loro
varie componenti, con la compartecipazione dei soggetti universitari non strutturati, di
studenti e di eventuali altre parti in minoranza numerica rispetto al personale strutturato. È
necessario evitare la svendita delle università e del loro patrimonio, cancellando quel processo
di privatizzazione che renderebbe l’Università un luogo alla mercé di interessi meramente
economici e non culturali.
La R29A chiede inoltre che, anche in ossequio all’invito del Capo dello Stato del 4 agosto scorso, si
instauri una reale discussione con il mondo della ricerca sui punti sopra richiamati.
I ricercatori della R29A stigmatizzano il fatto che il problema dell’Università e della Ricerca sia trattato
come un braccio di ferro e non come un’occasione fondamentale di confronto su questi temi
fondamentali per il futuro di tutti, pur sapendo che con l’inizio dell’anno accademico gli effetti della
giusta protesta dei ricercatori avranno piena visibilità con il mancato avvio delle lezioni in moltissimi
atenei.
Osservano come, pur a conoscenza delle proposte del mondo dell’Università e della Ricerca, il Governo
e il Ministro si rendano indisponibili a ogni apertura al dialogo, nonostante l’esplicito invito del Capo
dello Stato; ne condannano fermamente gli atteggiamenti di palese indifferenza e le accuse ad essi
rivolte di incapacità di capire e proporre, pur di evitare un dibattito evidentemente ritenuto inutile o
pericoloso.
Date queste premesse, i ricercatori della R29A manifestano la propria ferma intenzione di non
scendere a compromessi e di mantenere invariata la propria indisponibilità a svolgere compiti non
esplicitamente previsti dalla legge, per la salvaguardia della propria dignità lavorativa e del futuro
dell'Università e della Ricerca ed invitano nuovamente Professori, Presidi e Rettori a far chiarezza sulle
proprie posizioni riguardo a quanto sta accadendo.
Annunciano inoltre la propria apertura ad un dialogo più approfondito con altri attori del mondo
dell'alta formazione e della ricerca, a partire dai colleghi degli enti pubblici di ricerca, dai precari della
ricerca e dell'università, dagli studenti, dal personale tecnico amministrativo, e da coloro che abbiano a
cuore le sorti del mondo della formazione e della ricerca.
I ricercatori della Rete29Aprile ribadiscono infine l’imprescindibile necessità di informare e
sensibilizzare tutti gli italiani sugli effetti distruttivi della strategia governativa su università e ricerca, a
salvaguardia del diritto di una Nazione e dei suoi cittadini alla Cultura e al proprio futuro.

lunedì 6 settembre 2010

ricevimento 9 settembre 2010

La dott. Mancini riceve giovedì 9 settembre alle 11 nel suo ufficio.

domenica 5 settembre 2010

Gelmini

Ricevuto, pubblico:


Nel marzo del 2000, una certa signora, presidente del consiglio comunale del Comune di Desenzano sul Garda per Forza Italia, fu espulsa da quella carica, su mozione del suo partito, con la seguente motivazione [Delibera del consiglio comunale n. 33 del 31/03/2000]: "manifesta incapacità ed improduttività politica ed organizzativa." Questa signora si chiamava Maria Stella Gelmini.



Pochi anni dopo fu "scoperta" da Silvio Berlusconi ed oggi è il Ministro dell'Istruzione e della Ricerca della Repubblica Italiana. (e questo è il sito del comune di Desenzano, basta inserire la data ed esce fuori la delibera http://servizionline.onde.net/eGov/atti.mac/input)



Oggi la ministra dimostra tutta la sua "incapacità" nella gestione ministeriale della scuola pubblica italiana, creando scompiglio ulteriore dopo i licenziamenti di massa. Mentre Tremonti e i suoi mandanti devastano la scuola pubblica, favorendo il proliferare di istituti privati costosi e di dubbia qualità , la Gelmini ha generato l'ennesimo caos nella gestione delle graduatorie e nel conferimento delle supplenze.

Compie errori uno dietro l'altro, ma a pagarne le conseguenze è il personale amministrativo delle scuole (oltre ai precari tagliati ed ancora senza lavoro) il cui carico di lavoro sta aumentando notevolmente.



Inoltre, le ricadute di questa riforma, assolutamente nefasta, danneggiano innanzitutto gli allievi a cui continuano ad essere negati il regolare svolgimento delle lezioni ed il diritto alla continuità didattica

Migliaia di docenti e Ata licenziati, pluriclassi , classi sovraffollate e insicure, scuole nel caos e ancora senza insegnanti. Sarebbe un bene per tutto il Paese se questo Ministro si dimettesse al più presto, prima di fare altri danni peggiori di quelli che ha già fatto.



venerdì 3 settembre 2010

Appello 6 settembre 2010

Si avvisano gli studenti che su uniwex non compare l'aula dove si terranno gli esami perché la persona addetta a darci le aule è in ferie e torna proprio lunedì. Appena avremo l'aula, la notizia sarà messa online, riferita ai tutor e comparirà un avviso sulla porta dell'ufficio della dott. Mancini.

BM

giovedì 2 settembre 2010

Leader politici all'unical su "riforma Gelmini"

I leader politici ospiti dell'UniCal

Discuteranno con i professori e gli studenti della "riforma Gelmini"

http://www.gazzettadelsud.it/NotiziaArchivio.aspx?art=117097&Edizione=6&A=20100902


I leader politici nazionali "invitati" a pronunciarsi in maniera chiara, inequivocabile, davanti a docenti e studenti, sulla portata della riforma Gelmini riguardante l'università e sulle iniziative che i rispettivi partiti intendono attivare per correggere quei punti del disegno di legge che comprometterebbero in maniera irreversibile l'attività degli atenei, costringendone qualcuno a cessarla del tutto.
L'iniziativa è del rettore dell'ateneo di Arcavacata, che lunedì sera, a Catanzaro Lido, in occasione di una manifestazione con Antonio Di Pietro, ha incontrato occasionalmente il leader di Italia dei Valori. All'ex pm di "Mani pulite" il professor Giovanni Latorre ha parlato delle difficoltà in cui il mondo dell'istruzione universitaria rischia di sprofondare se va in porto la "riforma Gelmini" così com'è stata approvata dalla Camera dei Deputati e di come sia determinante, indispensabile, apportare dei correttivi. Di Pietro ha espresso il suo interesse per la soluzione del problema e, di più, si è dichiarato disponibile per un incontro, all'Università della Calabria, per discuterne con professori, ricercatori, studenti. Per questo sarà ad Arcavacata di Rende il 30 settembre, nell'aula magna.
Da qui l'idea di incontri per affrontare il problema anche con i leader degli altri partiti rappresentati in Parlamento. Ai quali proprio ieri sono sono state inviate le lettere d'invito a incontri analoghi. Il rettore di Arcavacata è sicuro che, data anche la delicatezza e l'urgenza del tema, Pierluigi Bersani (per il Pd), Pierferdinando Casini (UdC), Umberto Bossi e Silvio Berlusconi non lo lasceranno cadere, anche se ritiene che il premier delegherà al suo posto Sandro Bondi o Ignazio La Russa oppure Denis Verdini, cioè uno dei componenti la terna che, per suo conto, guida il Popolo della Libertà. E segnaleranno la data in cui potranno essere a Cosenza per il dibattito.
Tutto già fissato, in tempi record, per il primo incontro, quello con Di Pietro, presidente dell'IdV, che avrà al suo fianco Massimo Donadi, capogruppo del partito a Montecitorio. Al dibattito, che sarà moderato dal giornalista Antonio Bellantoni, parteciperanno Filippo Andreatta (figlio di Beniamino che fu il il primo rettore dell'Unical), docente di Scienze Politiche all'Università di Bologna; Gregorio Gitti, docente di Diritto Privato alla Facoltà di Giurisprudenza all'Università di Milano; Giovanni Fiandaca, docente di Diritto Penale alla Facoltà di Giurisprudenza all'Università di Palermo; Guido Dell'Aquila, vicedirettore di Raitre.
La "riforma universitaria" di cui i leader politici discuteranno ad Arcavacata, è il cosiddetto "disegno di legge Gelmini" (il 1905) già approvato dal Senato lo scorso luglio e dal 16 settembre in Commissione Cultura alla Camera dei Deputati.
«Di una riforma l'Università italiana ha certamente bisogno, per cui plaudiamo a questo sforzo del ministro Gelmini e del Parlamento», dice il rettore dell'UniCal. «Il fatto è che nel disegno di legge 1905 ci sono cose condivisibili ed altre assolutamente no».
Fra i punti del disegno di legge non condivisibili c'è il potere decisionale che passa al consiglio d'amministrazione di ogni ateneo, svuotando di significato il Senato Accademico. Un altro punto oggetto di aspre polemiche è quello che - in armonia con una legge del 2005 (ministro era allora Letizia Moratti, attuale sindaco di Milano) - colpisce i ricercatori (in Italia sono 25 mila): essi vengono demotivati privando così le università italiane del loro contributo. C'è poi, il fatto che il disegno di legge non prevede alcun finanziamento per gli atenei, mentre rimane in vigore la Finanziaria del 2008 che riduce le loro risorse del 10% quest'anno e di un altro 20% circa l'anno prossimo.
«Quest'ultimo aspetto rappresenta un disastro per il sistema universitario in generale, ma con riflessi pesantissimi soprattutto nel Mezzogiorno e nelle Isole», sottolinea il rettore Latorre: «Le università del Nord si stanno attrezzando per compensare i tagli dello Stato reperendo maggiori risorse locali (inasprimento delle tasse, contributi regionali, donazioni, incremento delle commesse da parte del sistema produttivo...). Tutto ciò non è possibile da noi. Il risultato netto dei tagli sarà che le università meridionali (compresa l'UniCal, considerata virtuosa dallo stesso Ministero, sul piano della gestione, della didattica, della ricerca) si troveranno nell'impossibilità di poter operare».