giovedì 2 settembre 2010

Leader politici all'unical su "riforma Gelmini"

I leader politici ospiti dell'UniCal

Discuteranno con i professori e gli studenti della "riforma Gelmini"

http://www.gazzettadelsud.it/NotiziaArchivio.aspx?art=117097&Edizione=6&A=20100902


I leader politici nazionali "invitati" a pronunciarsi in maniera chiara, inequivocabile, davanti a docenti e studenti, sulla portata della riforma Gelmini riguardante l'università e sulle iniziative che i rispettivi partiti intendono attivare per correggere quei punti del disegno di legge che comprometterebbero in maniera irreversibile l'attività degli atenei, costringendone qualcuno a cessarla del tutto.
L'iniziativa è del rettore dell'ateneo di Arcavacata, che lunedì sera, a Catanzaro Lido, in occasione di una manifestazione con Antonio Di Pietro, ha incontrato occasionalmente il leader di Italia dei Valori. All'ex pm di "Mani pulite" il professor Giovanni Latorre ha parlato delle difficoltà in cui il mondo dell'istruzione universitaria rischia di sprofondare se va in porto la "riforma Gelmini" così com'è stata approvata dalla Camera dei Deputati e di come sia determinante, indispensabile, apportare dei correttivi. Di Pietro ha espresso il suo interesse per la soluzione del problema e, di più, si è dichiarato disponibile per un incontro, all'Università della Calabria, per discuterne con professori, ricercatori, studenti. Per questo sarà ad Arcavacata di Rende il 30 settembre, nell'aula magna.
Da qui l'idea di incontri per affrontare il problema anche con i leader degli altri partiti rappresentati in Parlamento. Ai quali proprio ieri sono sono state inviate le lettere d'invito a incontri analoghi. Il rettore di Arcavacata è sicuro che, data anche la delicatezza e l'urgenza del tema, Pierluigi Bersani (per il Pd), Pierferdinando Casini (UdC), Umberto Bossi e Silvio Berlusconi non lo lasceranno cadere, anche se ritiene che il premier delegherà al suo posto Sandro Bondi o Ignazio La Russa oppure Denis Verdini, cioè uno dei componenti la terna che, per suo conto, guida il Popolo della Libertà. E segnaleranno la data in cui potranno essere a Cosenza per il dibattito.
Tutto già fissato, in tempi record, per il primo incontro, quello con Di Pietro, presidente dell'IdV, che avrà al suo fianco Massimo Donadi, capogruppo del partito a Montecitorio. Al dibattito, che sarà moderato dal giornalista Antonio Bellantoni, parteciperanno Filippo Andreatta (figlio di Beniamino che fu il il primo rettore dell'Unical), docente di Scienze Politiche all'Università di Bologna; Gregorio Gitti, docente di Diritto Privato alla Facoltà di Giurisprudenza all'Università di Milano; Giovanni Fiandaca, docente di Diritto Penale alla Facoltà di Giurisprudenza all'Università di Palermo; Guido Dell'Aquila, vicedirettore di Raitre.
La "riforma universitaria" di cui i leader politici discuteranno ad Arcavacata, è il cosiddetto "disegno di legge Gelmini" (il 1905) già approvato dal Senato lo scorso luglio e dal 16 settembre in Commissione Cultura alla Camera dei Deputati.
«Di una riforma l'Università italiana ha certamente bisogno, per cui plaudiamo a questo sforzo del ministro Gelmini e del Parlamento», dice il rettore dell'UniCal. «Il fatto è che nel disegno di legge 1905 ci sono cose condivisibili ed altre assolutamente no».
Fra i punti del disegno di legge non condivisibili c'è il potere decisionale che passa al consiglio d'amministrazione di ogni ateneo, svuotando di significato il Senato Accademico. Un altro punto oggetto di aspre polemiche è quello che - in armonia con una legge del 2005 (ministro era allora Letizia Moratti, attuale sindaco di Milano) - colpisce i ricercatori (in Italia sono 25 mila): essi vengono demotivati privando così le università italiane del loro contributo. C'è poi, il fatto che il disegno di legge non prevede alcun finanziamento per gli atenei, mentre rimane in vigore la Finanziaria del 2008 che riduce le loro risorse del 10% quest'anno e di un altro 20% circa l'anno prossimo.
«Quest'ultimo aspetto rappresenta un disastro per il sistema universitario in generale, ma con riflessi pesantissimi soprattutto nel Mezzogiorno e nelle Isole», sottolinea il rettore Latorre: «Le università del Nord si stanno attrezzando per compensare i tagli dello Stato reperendo maggiori risorse locali (inasprimento delle tasse, contributi regionali, donazioni, incremento delle commesse da parte del sistema produttivo...). Tutto ciò non è possibile da noi. Il risultato netto dei tagli sarà che le università meridionali (compresa l'UniCal, considerata virtuosa dallo stesso Ministero, sul piano della gestione, della didattica, della ricerca) si troveranno nell'impossibilità di poter operare».