venerdì 17 settembre 2010
Università, ricercatori uniti
"Stop agli anni accademici"
Dalla grande assemblea delle Rete 29 aprile alla facoltà di Chimica della Sapienza di Roma esce un documento che chiede profondi cambiamenti alla riforma Gelmini. "La marcia indietro del rettore di Bologna è stata la nostra prima vittoria"
di MANUEL MASSIMO
Voglia di stare insieme, di confrontarsi, ma soprattutto di reagire a una situazione di profondo disagio che mina le certezze e "ruba" il futuro a migliaia di lavoratori della conoscenza. All'assemblea nazionale della Rete 29 Aprile a Roma si è respirato un'aria di fermento "culturale", come non succedeva da tempo: centinaia di ricercatori provenienti da i dipartimenti di tutta Italia, in rappresentanza di decine di atenei, ma anche colleghi degli enti di ricerca "sopressi", studenti e docenti uniti dalla voglia di promuovere una nuova idea di università: libera, pubblica e aperta.
"L'Università fa la differenza". Questo il motto della manifestazione organizzata nell'aula "La Ginestra" di Chimica alla Sapienza, una location che si è dimostrata appena sufficiente a contenere i tantissimi presenti: segno che il movimento di protesta dei ricercatori nato a fine aprile di quest'anno non si è sgonfiato con l'estate ma, anzi, è cresciuto in questi mesi e si sta fortificando per affrontare l'autunno caldo della contestazione.
Bologna è qui. Voleva aprire l'anno accademico con i ricercatori in cattedra "precettati" per lettera, invece è dovuto tornare sui suoi passi: il dietrofront del rettore dell'Alma Mater Ivano Dionigi rappresenta una prima vittoria per il movimento di protesta dei ricercatori, che invece di spaccarsi si sono "compattati". In rappresentanza dell'università felsinea c'è Daniele Bigi che parla di "autogoal" da parte del magnifico e mette nero su bianco che un terzo degli insegnamenti dell'Alma Mater sono attualmente coperti dai ricercatori e che sull'indisponibilità alla didattica si terrà il punto, senza cedere. Hic manebimus optime.
Uniti si vince. Un momento di confronto "aperto" a tutte le componenti universitarie (erano stati invitati anche i rettori che hanno disertato l'incontro, ndr) per fare il punto della situazione sullo stato dell'arte negli atenei e sulle iniziative da intraprendere per il futuro. Alessandro Ferretti da Torino sottolinea che: "Gli unici che possono salvare l'università pubblica siamo noi. Il disegno di legge Gelmini si può battere: l'indisponibilità dei ricercatori a sostenere carichi didattici non obbligatori per legge è stato il primo passo, ora è tempo di innescare le proteste di tutti gli altri protagonisti dell'università". Alessandro Pezzella della Federico II di Napoli sottoscrive e rilancia: "Se la riforma passa non è un bene per il Paese, anche il Cun ha sottolineato gli aspetti negativi del ddl: è in atto un cortocircuito mediatico che lega surrettiziamente riforme e risorse, occorre respingere questa impostazione per poter tornare a parlare finalmente dei reali problemi della ricerca in Italia".
I punti del documento. Le richieste dei ricercatori della Rete 29 Aprile vengono illustrate nella relazione di Guido Mula dell'Università di Cagliari: istituzione di un ruolo unico della docenza che garantisca indipendenza e autonomia di didattica e ricerca; contratto unico pre-ruolo contro il precariato selvaggio e diffuso; finanziamenti adeguati per didattica e ricerca; governance degli atenei più democratica e secco "no" alle fondazioni private; reclutamento delle "nuove leve" all'insegna di una tenure track reale; infine, last but not least, assicurare un diritto allo studio "reale" e a carico dello Stato, non degli atenei. La piattaforma per un'università rinnovata è fatta di ricerca libera-e-indipendente, pari diritti per tutti e fine del precariato in ambito accademico.
"Sospensione anno accademico". L'ipotesi più accreditata è che se l'iter del ddl alla Camera dovesse andare avanti spedito e senza sostanziali modifiche - queste le intenzioni dell'esecutivo, secondo rumors di Transatlantico - i ricercatori potrebbero arrivare al muro contro muro chiedendo la sospensione dell'anno accademico in tutta Italia. Una prima richiesta in tal senso - come conferma il ricercatore Piero Graglia - verrà fatta già lunedì 20 settembre alla Statale di Milano, davanti al Senato accademico: un'iniziativa di rottura e dal forte valore simbolico visto che il magnifico dell'ateneo meneghino, Enrico Decleva, è anche il "rettore dei rettori" alla guida della Crui.
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/09/17/news/universit_ricercatori_uniti_stop_agli_anni_accademici-7181009/
http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/09/17/foto/sapienza_l_assemblea_dei_ricercatori-7173266/1/
"Stop agli anni accademici"
Dalla grande assemblea delle Rete 29 aprile alla facoltà di Chimica della Sapienza di Roma esce un documento che chiede profondi cambiamenti alla riforma Gelmini. "La marcia indietro del rettore di Bologna è stata la nostra prima vittoria"
di MANUEL MASSIMO
Voglia di stare insieme, di confrontarsi, ma soprattutto di reagire a una situazione di profondo disagio che mina le certezze e "ruba" il futuro a migliaia di lavoratori della conoscenza. All'assemblea nazionale della Rete 29 Aprile a Roma si è respirato un'aria di fermento "culturale", come non succedeva da tempo: centinaia di ricercatori provenienti da i dipartimenti di tutta Italia, in rappresentanza di decine di atenei, ma anche colleghi degli enti di ricerca "sopressi", studenti e docenti uniti dalla voglia di promuovere una nuova idea di università: libera, pubblica e aperta.
"L'Università fa la differenza". Questo il motto della manifestazione organizzata nell'aula "La Ginestra" di Chimica alla Sapienza, una location che si è dimostrata appena sufficiente a contenere i tantissimi presenti: segno che il movimento di protesta dei ricercatori nato a fine aprile di quest'anno non si è sgonfiato con l'estate ma, anzi, è cresciuto in questi mesi e si sta fortificando per affrontare l'autunno caldo della contestazione.
Bologna è qui. Voleva aprire l'anno accademico con i ricercatori in cattedra "precettati" per lettera, invece è dovuto tornare sui suoi passi: il dietrofront del rettore dell'Alma Mater Ivano Dionigi rappresenta una prima vittoria per il movimento di protesta dei ricercatori, che invece di spaccarsi si sono "compattati". In rappresentanza dell'università felsinea c'è Daniele Bigi che parla di "autogoal" da parte del magnifico e mette nero su bianco che un terzo degli insegnamenti dell'Alma Mater sono attualmente coperti dai ricercatori e che sull'indisponibilità alla didattica si terrà il punto, senza cedere. Hic manebimus optime.
Uniti si vince. Un momento di confronto "aperto" a tutte le componenti universitarie (erano stati invitati anche i rettori che hanno disertato l'incontro, ndr) per fare il punto della situazione sullo stato dell'arte negli atenei e sulle iniziative da intraprendere per il futuro. Alessandro Ferretti da Torino sottolinea che: "Gli unici che possono salvare l'università pubblica siamo noi. Il disegno di legge Gelmini si può battere: l'indisponibilità dei ricercatori a sostenere carichi didattici non obbligatori per legge è stato il primo passo, ora è tempo di innescare le proteste di tutti gli altri protagonisti dell'università". Alessandro Pezzella della Federico II di Napoli sottoscrive e rilancia: "Se la riforma passa non è un bene per il Paese, anche il Cun ha sottolineato gli aspetti negativi del ddl: è in atto un cortocircuito mediatico che lega surrettiziamente riforme e risorse, occorre respingere questa impostazione per poter tornare a parlare finalmente dei reali problemi della ricerca in Italia".
I punti del documento. Le richieste dei ricercatori della Rete 29 Aprile vengono illustrate nella relazione di Guido Mula dell'Università di Cagliari: istituzione di un ruolo unico della docenza che garantisca indipendenza e autonomia di didattica e ricerca; contratto unico pre-ruolo contro il precariato selvaggio e diffuso; finanziamenti adeguati per didattica e ricerca; governance degli atenei più democratica e secco "no" alle fondazioni private; reclutamento delle "nuove leve" all'insegna di una tenure track reale; infine, last but not least, assicurare un diritto allo studio "reale" e a carico dello Stato, non degli atenei. La piattaforma per un'università rinnovata è fatta di ricerca libera-e-indipendente, pari diritti per tutti e fine del precariato in ambito accademico.
"Sospensione anno accademico". L'ipotesi più accreditata è che se l'iter del ddl alla Camera dovesse andare avanti spedito e senza sostanziali modifiche - queste le intenzioni dell'esecutivo, secondo rumors di Transatlantico - i ricercatori potrebbero arrivare al muro contro muro chiedendo la sospensione dell'anno accademico in tutta Italia. Una prima richiesta in tal senso - come conferma il ricercatore Piero Graglia - verrà fatta già lunedì 20 settembre alla Statale di Milano, davanti al Senato accademico: un'iniziativa di rottura e dal forte valore simbolico visto che il magnifico dell'ateneo meneghino, Enrico Decleva, è anche il "rettore dei rettori" alla guida della Crui.
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/09/17/news/universit_ricercatori_uniti_stop_agli_anni_accademici-7181009/
http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/09/17/foto/sapienza_l_assemblea_dei_ricercatori-7173266/1/