mercoledì 15 settembre 2010
Comunicato del Coordinamento Nazionale della Rete29Aprile
Ricercatori per una Università
Pubblica, Libera, Aperta
Comunicato del Coordinamento Nazionale della Rete29Aprile
Il coordinamento nazionale dei ricercatori universitari della Rete29Aprile, costituito dai rappresentanti
eletti in 33 università italiane, sulla base del confronto svolto nell’incontro del 10 settembre 2010 a
Roma per fare il punto sulla situazione dell’Università e delle iniziative da prendere ha deciso quanto
segue:
I ricercatori della R29A osservano che il disegno di legge di riforma dell’Università è stato approvato
dal Senato senza alcuna modifica di rilievo rispetto al testo originario. Le indicazioni in esso contenute
non affrontano i problemi contingenti del sistema universitario italiano – a partire dal deficit
finanziario, che il prossimo anno si appesantirà di ulteriori 1350 milioni rispetto a quello in corso – e
non appaiono in grado di risolvere quelli strutturali. Di certo non affrontano la questione del rapporto
tra il Sistema Paese e quello dell’Alta formazione e della Ricerca, per cui quest’ultimo viene trattato
come fosse una zavorra a carico dell’intero Paese. In particolare non è stato introdotto alcun rimedio
alle penalizzazioni nei confronti dei ricercatori universitari, nonostante richieste in tal senso siano
giunte dalle più diverse parti politiche e culturali. Denunciano infine come, in spregio a qualunque
principio di equità, il carico della difficile contingenza economica venga iniquamente scaricato su
professori e ricercatori universitari, penalizzando maggiormente i più giovani in età e in carriera.
I ricercatori della R29A, nel sottolineare la necessità e l’urgenza di una riforma dell’Università,
ribadiscono le proprie proposte e richieste programmatiche contenute nel documento pubblicato nel
giugno scorso. In particolare:
‐ l’assoluta imprescindibilità di un corretto finanziamento delle università, che nel 2011 subirà una
riduzione tale da risultare inferiore anche al mero costo degli stipendi;
‐ la necessità di porre fine alle riforme a costo zero;
‐ la necessità di non dilazionare ulteriormente il riconoscimento delle professionalità e del diritto
alle carriere dei ricercatori e dei professori universitari mediante l’introduzione di un ruolo
unico della docenza articolato in almeno tre livelli nel quale far transitare i professori e
ricercatori attuali, che riconosca a tutti pari diritti e carichi didattici e gestionali calibrati al
livello di carriera raggiunto;
‐ la necessità di uno stanziamento straordinario nel transitorio che consenta di reclutare giovani
per adeguare il rapporto studente‐docenti alla realtà europea e di permettere ai ricercatori, su
valutazione e non via ope legis, di progredire verso il livello del ruolo unico corrispondente a
quello degli attuali professori associati. Ciò sapendo che già nel 2008 il totale dei docenti era al
di sotto della media OCSE e che in breve sarà ridotto quasi alla metà, con grave danno per la
varietà e la qualità della didattica offerta agli studenti;
‐ l’urgenza di definire un percorso unico pre‐ruolo che cancelli la pletora di figure precarie
attualmente previste dall’ordinamento vigente;
‐ una riforma condivisa del diritto allo studio, da realizzarsi di concerto con studenti e regioni,
supportata da meccanismi di finanziamento che assicurino la totale copertura delle borse di
studio per gli idonei. Meccanismi di finanziamento che risultino, inoltre, non onerosi per gli
studenti e tali da garantire livelli essenziali di welfare studentesco uniformi su tutto il territorio
nazionale (trasporti, accesso alla cultura, dotazioni tecnologiche, assistenza sanitaria, politiche
abitative, ecc.), in modo da promuovere la mobilità sociale e l’autonomia di scelta;
‐ la definizione di un governo degli Atenei che veda una rappresentanza equilibrata delle loro
varie componenti, con la compartecipazione dei soggetti universitari non strutturati, di
studenti e di eventuali altre parti in minoranza numerica rispetto al personale strutturato. È
necessario evitare la svendita delle università e del loro patrimonio, cancellando quel processo
di privatizzazione che renderebbe l’Università un luogo alla mercé di interessi meramente
economici e non culturali.
La R29A chiede inoltre che, anche in ossequio all’invito del Capo dello Stato del 4 agosto scorso, si
instauri una reale discussione con il mondo della ricerca sui punti sopra richiamati.
I ricercatori della R29A stigmatizzano il fatto che il problema dell’Università e della Ricerca sia trattato
come un braccio di ferro e non come un’occasione fondamentale di confronto su questi temi
fondamentali per il futuro di tutti, pur sapendo che con l’inizio dell’anno accademico gli effetti della
giusta protesta dei ricercatori avranno piena visibilità con il mancato avvio delle lezioni in moltissimi
atenei.
Osservano come, pur a conoscenza delle proposte del mondo dell’Università e della Ricerca, il Governo
e il Ministro si rendano indisponibili a ogni apertura al dialogo, nonostante l’esplicito invito del Capo
dello Stato; ne condannano fermamente gli atteggiamenti di palese indifferenza e le accuse ad essi
rivolte di incapacità di capire e proporre, pur di evitare un dibattito evidentemente ritenuto inutile o
pericoloso.
Date queste premesse, i ricercatori della R29A manifestano la propria ferma intenzione di non
scendere a compromessi e di mantenere invariata la propria indisponibilità a svolgere compiti non
esplicitamente previsti dalla legge, per la salvaguardia della propria dignità lavorativa e del futuro
dell'Università e della Ricerca ed invitano nuovamente Professori, Presidi e Rettori a far chiarezza sulle
proprie posizioni riguardo a quanto sta accadendo.
Annunciano inoltre la propria apertura ad un dialogo più approfondito con altri attori del mondo
dell'alta formazione e della ricerca, a partire dai colleghi degli enti pubblici di ricerca, dai precari della
ricerca e dell'università, dagli studenti, dal personale tecnico amministrativo, e da coloro che abbiano a
cuore le sorti del mondo della formazione e della ricerca.
I ricercatori della Rete29Aprile ribadiscono infine l’imprescindibile necessità di informare e
sensibilizzare tutti gli italiani sugli effetti distruttivi della strategia governativa su università e ricerca, a
salvaguardia del diritto di una Nazione e dei suoi cittadini alla Cultura e al proprio futuro.
Pubblica, Libera, Aperta
Comunicato del Coordinamento Nazionale della Rete29Aprile
Il coordinamento nazionale dei ricercatori universitari della Rete29Aprile, costituito dai rappresentanti
eletti in 33 università italiane, sulla base del confronto svolto nell’incontro del 10 settembre 2010 a
Roma per fare il punto sulla situazione dell’Università e delle iniziative da prendere ha deciso quanto
segue:
I ricercatori della R29A osservano che il disegno di legge di riforma dell’Università è stato approvato
dal Senato senza alcuna modifica di rilievo rispetto al testo originario. Le indicazioni in esso contenute
non affrontano i problemi contingenti del sistema universitario italiano – a partire dal deficit
finanziario, che il prossimo anno si appesantirà di ulteriori 1350 milioni rispetto a quello in corso – e
non appaiono in grado di risolvere quelli strutturali. Di certo non affrontano la questione del rapporto
tra il Sistema Paese e quello dell’Alta formazione e della Ricerca, per cui quest’ultimo viene trattato
come fosse una zavorra a carico dell’intero Paese. In particolare non è stato introdotto alcun rimedio
alle penalizzazioni nei confronti dei ricercatori universitari, nonostante richieste in tal senso siano
giunte dalle più diverse parti politiche e culturali. Denunciano infine come, in spregio a qualunque
principio di equità, il carico della difficile contingenza economica venga iniquamente scaricato su
professori e ricercatori universitari, penalizzando maggiormente i più giovani in età e in carriera.
I ricercatori della R29A, nel sottolineare la necessità e l’urgenza di una riforma dell’Università,
ribadiscono le proprie proposte e richieste programmatiche contenute nel documento pubblicato nel
giugno scorso. In particolare:
‐ l’assoluta imprescindibilità di un corretto finanziamento delle università, che nel 2011 subirà una
riduzione tale da risultare inferiore anche al mero costo degli stipendi;
‐ la necessità di porre fine alle riforme a costo zero;
‐ la necessità di non dilazionare ulteriormente il riconoscimento delle professionalità e del diritto
alle carriere dei ricercatori e dei professori universitari mediante l’introduzione di un ruolo
unico della docenza articolato in almeno tre livelli nel quale far transitare i professori e
ricercatori attuali, che riconosca a tutti pari diritti e carichi didattici e gestionali calibrati al
livello di carriera raggiunto;
‐ la necessità di uno stanziamento straordinario nel transitorio che consenta di reclutare giovani
per adeguare il rapporto studente‐docenti alla realtà europea e di permettere ai ricercatori, su
valutazione e non via ope legis, di progredire verso il livello del ruolo unico corrispondente a
quello degli attuali professori associati. Ciò sapendo che già nel 2008 il totale dei docenti era al
di sotto della media OCSE e che in breve sarà ridotto quasi alla metà, con grave danno per la
varietà e la qualità della didattica offerta agli studenti;
‐ l’urgenza di definire un percorso unico pre‐ruolo che cancelli la pletora di figure precarie
attualmente previste dall’ordinamento vigente;
‐ una riforma condivisa del diritto allo studio, da realizzarsi di concerto con studenti e regioni,
supportata da meccanismi di finanziamento che assicurino la totale copertura delle borse di
studio per gli idonei. Meccanismi di finanziamento che risultino, inoltre, non onerosi per gli
studenti e tali da garantire livelli essenziali di welfare studentesco uniformi su tutto il territorio
nazionale (trasporti, accesso alla cultura, dotazioni tecnologiche, assistenza sanitaria, politiche
abitative, ecc.), in modo da promuovere la mobilità sociale e l’autonomia di scelta;
‐ la definizione di un governo degli Atenei che veda una rappresentanza equilibrata delle loro
varie componenti, con la compartecipazione dei soggetti universitari non strutturati, di
studenti e di eventuali altre parti in minoranza numerica rispetto al personale strutturato. È
necessario evitare la svendita delle università e del loro patrimonio, cancellando quel processo
di privatizzazione che renderebbe l’Università un luogo alla mercé di interessi meramente
economici e non culturali.
La R29A chiede inoltre che, anche in ossequio all’invito del Capo dello Stato del 4 agosto scorso, si
instauri una reale discussione con il mondo della ricerca sui punti sopra richiamati.
I ricercatori della R29A stigmatizzano il fatto che il problema dell’Università e della Ricerca sia trattato
come un braccio di ferro e non come un’occasione fondamentale di confronto su questi temi
fondamentali per il futuro di tutti, pur sapendo che con l’inizio dell’anno accademico gli effetti della
giusta protesta dei ricercatori avranno piena visibilità con il mancato avvio delle lezioni in moltissimi
atenei.
Osservano come, pur a conoscenza delle proposte del mondo dell’Università e della Ricerca, il Governo
e il Ministro si rendano indisponibili a ogni apertura al dialogo, nonostante l’esplicito invito del Capo
dello Stato; ne condannano fermamente gli atteggiamenti di palese indifferenza e le accuse ad essi
rivolte di incapacità di capire e proporre, pur di evitare un dibattito evidentemente ritenuto inutile o
pericoloso.
Date queste premesse, i ricercatori della R29A manifestano la propria ferma intenzione di non
scendere a compromessi e di mantenere invariata la propria indisponibilità a svolgere compiti non
esplicitamente previsti dalla legge, per la salvaguardia della propria dignità lavorativa e del futuro
dell'Università e della Ricerca ed invitano nuovamente Professori, Presidi e Rettori a far chiarezza sulle
proprie posizioni riguardo a quanto sta accadendo.
Annunciano inoltre la propria apertura ad un dialogo più approfondito con altri attori del mondo
dell'alta formazione e della ricerca, a partire dai colleghi degli enti pubblici di ricerca, dai precari della
ricerca e dell'università, dagli studenti, dal personale tecnico amministrativo, e da coloro che abbiano a
cuore le sorti del mondo della formazione e della ricerca.
I ricercatori della Rete29Aprile ribadiscono infine l’imprescindibile necessità di informare e
sensibilizzare tutti gli italiani sugli effetti distruttivi della strategia governativa su università e ricerca, a
salvaguardia del diritto di una Nazione e dei suoi cittadini alla Cultura e al proprio futuro.