giovedì 16 settembre 2010
Atenei, ricercatori in trincea
IL CASO
Atenei, ricercatori in trincea
"Siamo alla guerra tra poveri"
La Rete 29 aprile contesta la decisione dei rettori di ricorrere a docenti a contratto per sostituire chi si astiene dalla didattica. "Così si abbassa la qualità". Venerdì una grande assemblea alla Sapienza di Roma
di MANUEL MASSIMO
Atenei, ricercatori in trincea "Siamo alla guerra tra poveri" Un presidio di protesta alla Statale di Milano
Anno accademico a rischio non solo a Bologna con il braccio di ferro tra rettore e ricercatori. Il fronte della protesta dei ricercatori indisponibili alla didattica cresce di ora in ora ed è presente a macchia di leopardo nei principali atenei pubblici italiani. Si stanno moltiplicando le iniziative di mobilitazione contro il disegno di legge Gelmini, per decidere quali altre forme di lotta intraprendere in un autunno che si preannuncia molto caldo per l’università. Il primo momento clou si avrà venerdì 17 alle ore 12, quando scadrà l’ultimatum del rettore dell’ateneo di Bologna: i ricercatori che non comunicheranno la propria disponibilità alla didattica saranno rimpiazzati da docenti esterni.
La decisione dell’Alma Mater di assegnare a docenti a contratto esterni i corsi ancora “scoperti” a causa dell’indisponibilità dei ricercatori proprio non va giù alla Rete 29 Aprile, associazione in prima fila nella lotta per i diritti dei ricercatori, come conferma Alessandro Ferretti, ricercatore del Dipartimento di Fisica sperimentale dell'Università di Torino e portavoce del Coordinamento UniTo: “Invece di cercare una soluzione condivisa per il bene dell’università pubblica, i rettori cercano di aggirare la protesta appaltando i corsi con bandi esterni rivolgendosi o a professori in pensione o a giovani precari da sfuttare innescando una guerra tra poveri. Sta accadendo come a Pomigliano: per avere qualcosa oggi devi rinunciare tout court ai tuoi diritti futuri”. Dai blog dei ricercatori arriva anche la denuncia che molto spesso i contratti offerti ai giovani precari sono a zero euro con "il rischio di un drammatico abbassamento della qualità didattica degli insegnamenti".
Ma il motivo del contendere non riguarda soltanto il ricorso spinto a cattedre low cost per tamponare l’emergenza. Ancora più grave - sempre secondo Ferretti - è la mancanza di dialogo e la visione verticistica da parte dei rettori: “Hanno fatto un patto col diavolo, incassando dal ddl maggiori poteri per contrastare più efficacemente le voci di dissenso all’interno delle università”.
La Rete delle indisponibilità. La situazione di Bologna rappresenta soltanto la punta dell’iceberg della protesta, il primo caso eclatante che - c’è da scommetterci - non resterà isolato. In base al censimento effettuato in questi mesi dalla Rete 29 Aprile, i dati raccolti confermano che il movimento di protesta è ben radicato sul territorio e che i ricercatori indisponibili alla didattica non obbligatoria per legge sono 10.265 (pari al 58,56% dei 17.528 intervistati) e appartengono a 46 diversi atenei, per un totale di 322 facoltà.
Venerdì 17 per la Ricerca. Proprio mentre scadrà l’ultimatum dell’Alma Mater, la Rete 29 Aprile sarà riunita in assemblea plenaria a Roma (dalle ore 10.30 alla Sapienza, nell’edificio storico di Chimica), un incontro già fissato da tempo per fare il punto della situazione sull’evoluzione della protesta, che però sarà legato idealmente e simbolicamente alla situazione dei ricercatori bolognesi: attraverso un countdown al termine del quale si confermerà l’indisponibilità alla didattica e la continuazione della protesta. Per il movimento, dunque, un nuovo passo verso l’autunno caldo.
(15 settembre 2010)
Atenei, ricercatori in trincea
"Siamo alla guerra tra poveri"
La Rete 29 aprile contesta la decisione dei rettori di ricorrere a docenti a contratto per sostituire chi si astiene dalla didattica. "Così si abbassa la qualità". Venerdì una grande assemblea alla Sapienza di Roma
di MANUEL MASSIMO
Atenei, ricercatori in trincea "Siamo alla guerra tra poveri" Un presidio di protesta alla Statale di Milano
Anno accademico a rischio non solo a Bologna con il braccio di ferro tra rettore e ricercatori. Il fronte della protesta dei ricercatori indisponibili alla didattica cresce di ora in ora ed è presente a macchia di leopardo nei principali atenei pubblici italiani. Si stanno moltiplicando le iniziative di mobilitazione contro il disegno di legge Gelmini, per decidere quali altre forme di lotta intraprendere in un autunno che si preannuncia molto caldo per l’università. Il primo momento clou si avrà venerdì 17 alle ore 12, quando scadrà l’ultimatum del rettore dell’ateneo di Bologna: i ricercatori che non comunicheranno la propria disponibilità alla didattica saranno rimpiazzati da docenti esterni.
La decisione dell’Alma Mater di assegnare a docenti a contratto esterni i corsi ancora “scoperti” a causa dell’indisponibilità dei ricercatori proprio non va giù alla Rete 29 Aprile, associazione in prima fila nella lotta per i diritti dei ricercatori, come conferma Alessandro Ferretti, ricercatore del Dipartimento di Fisica sperimentale dell'Università di Torino e portavoce del Coordinamento UniTo: “Invece di cercare una soluzione condivisa per il bene dell’università pubblica, i rettori cercano di aggirare la protesta appaltando i corsi con bandi esterni rivolgendosi o a professori in pensione o a giovani precari da sfuttare innescando una guerra tra poveri. Sta accadendo come a Pomigliano: per avere qualcosa oggi devi rinunciare tout court ai tuoi diritti futuri”. Dai blog dei ricercatori arriva anche la denuncia che molto spesso i contratti offerti ai giovani precari sono a zero euro con "il rischio di un drammatico abbassamento della qualità didattica degli insegnamenti".
Ma il motivo del contendere non riguarda soltanto il ricorso spinto a cattedre low cost per tamponare l’emergenza. Ancora più grave - sempre secondo Ferretti - è la mancanza di dialogo e la visione verticistica da parte dei rettori: “Hanno fatto un patto col diavolo, incassando dal ddl maggiori poteri per contrastare più efficacemente le voci di dissenso all’interno delle università”.
La Rete delle indisponibilità. La situazione di Bologna rappresenta soltanto la punta dell’iceberg della protesta, il primo caso eclatante che - c’è da scommetterci - non resterà isolato. In base al censimento effettuato in questi mesi dalla Rete 29 Aprile, i dati raccolti confermano che il movimento di protesta è ben radicato sul territorio e che i ricercatori indisponibili alla didattica non obbligatoria per legge sono 10.265 (pari al 58,56% dei 17.528 intervistati) e appartengono a 46 diversi atenei, per un totale di 322 facoltà.
Venerdì 17 per la Ricerca. Proprio mentre scadrà l’ultimatum dell’Alma Mater, la Rete 29 Aprile sarà riunita in assemblea plenaria a Roma (dalle ore 10.30 alla Sapienza, nell’edificio storico di Chimica), un incontro già fissato da tempo per fare il punto della situazione sull’evoluzione della protesta, che però sarà legato idealmente e simbolicamente alla situazione dei ricercatori bolognesi: attraverso un countdown al termine del quale si confermerà l’indisponibilità alla didattica e la continuazione della protesta. Per il movimento, dunque, un nuovo passo verso l’autunno caldo.
(15 settembre 2010)