domenica 28 novembre 2010

Rita Levi Montalcini "Non affondate la ricerca"

Il premio Nobel contro i tagli alla Finanziaria
"La scienza italiana è in pericolo, ecco i responsabili"

L'appello di Levi Montalcini
"Non affondate la ricerca"


di RITA LEVI MONTALCINI
LA SCIENZA nel nostro Paese è in pericolo. Lo sanno bene i 4.500 ricercatori che hanno firmato un appello a non tagliare i fondi in Finanziaria per evitare la fuga dei cervelli. Contemporaneamente sono apparsi sulla stampa diversi attacchi al Consiglio Nazionale delle Ricerche, accompagnati in qualche caso da proposte di radicale trasformazione dell'Ente o addirittura della sua abolizione. Sin dall'inizio degli anni 1970 ho diretto il Laboratorio di Biologia Cellulare del Cnr e anche successivamente in qualità di ospite ho continuato e continuo a svolgere attività di ricerca e sono indignata da questa campagna denigratoria e distruttiva. Pur riconoscendo nell'Ente difetti e carenze funzionali: lentezza e macchinosità delle procedure, elefantiasi della burocrazia, dispersione degli interventi, alta età media dei ricercatori ed altre ancora, non si deve dimenticare che il Cnr ha degli eccezionali meriti per il ruolo che ha svolto nello sviluppo della cultura in Italia.

Due grandi scienziati, Vito Volterra e Guglielmo Marconi hanno presieduto il Cnr dalla sua fondazione, dal 1923 al 1937. Discipline quali la chimica macromolecolare, l'astrofisica, l'informatica, la genetica e biologia molecolari, le neuroscienze, sono state promosse dal Cnr attraverso la creazione dei suoi organi di ricerca in una situazione di quasi totale vuoto nel mondo accademico, grazie alla dedizione di eccellenti scienziati: Natta, Occhialini, Faedo, BuzzatiTraverso, Moruzzi, Erspamer, ecc. Se oggi l'Italia non è assente su scala internazionale in questi settori (anzi, in qualche caso mantiene posizioni di eccellenza) lo deve al perseguimento delle ricerche in quelle discipline.

Indubbiamente, negli ultimi decenni, l'immagine dell'Ente si è appannata a causa dell'ingerenza degli accademici, da una pressione sindacale tendenzialmente antimeritocratica, e da un ulteriore aggravamento burocratico che ha ignorato le finalità scientifiche che sono proprie del Cnr. Il potere politico negli anni scorsi ha infine reagito a questa deriva e ha decretato nel 1999 una radicale riforma della riorganizzazione all'interno del Cnr. Si è pervenuti con tale riforma alla creazione di un meccanismo di valutazione esterna continua e imparziale della validità dell'operato dell'Ente e ad una radicale riorganizzazione della rete scientifica che concentra in circa un centinaio di grandi Istituti le attività prima disperse in oltre trecento strutture di ricerca spezzettati in molti casi in strutture di piccolissime dimensioni.

Ai nuovi Istituti è conferita una grande autonomia scientifica e gestionale (con conseguente forte riduzione della burocrazia centrale) tale da renderli indipendenti da pressioni o esigenze estrinseche alla logica della ricerca scientifica. Completato il quadro di ristrutturazione della rete scientifica, sono stati nominati i primi direttori dei nuovi Istituti. Il presidente Lucio Bianco sta conducendo questa titanica opera di riorganizzazione del Cnr con perizia e dedizione, dibattendosi nelle difficoltà derivanti da resistenze interne ed esterne e dalle ristrettezze finanziarie, dato che i successivi Governi negli ultimi anni hanno tutti lesinato all'Ente le risorse indispensabili anche al metabolismo di base, figuriamoci poi alla realizzazione di un'ambiziosa riforma. Negli ultimi cinque anni l'Ente ha subito un costante calo delle risorse finanziarie del ben trenta per cento!

Desidero esprimere al presidente Bianco tutta la mia stima e l'apprezzamento per l'opera svolta, stima e apprezzamento che rivolgo anche a tutti quei ricercatori dell'Ente che continuano a svolgere la loro attività di ricerca con passione e competenza, date le condizioni di ristrettezza di risorse e di scarsa considerazione pubblica nelle quali sono costretti ad operare. Mi auguro che gli attacchi indiscriminati al Cnr da parte degli accademici o quelli che giungono da altre direzioni, vengano a cessare in quanto possono provocare la distruzione dell'Ente con gravissimo e irreparabile danno per la cultura scientifica del paese. Desidero fare appello al mondo politico perché prenda coscienza dello straordinario patrimonio culturale e tecnologico che rappresenta il Cnr.

Una eventuale "ventilata" trasformazione dell'Ente in una società per azioni o in altro significherebbe provocare irresponsabilmente l'eliminazione del più importante Ente di ricerca italiano perseguendo modelli inesistenti in alcun paese al mondo, a cominciare da quelli scientificamente più progrediti. E' compito del potere politico, assicurare il progresso culturale, tecnologico e produttivo del paese: deve quindi sostenere il Cnr a completare la sua riforma fornendogli le risorse necessarie.

Un primo intervento dovrebbe consistere nell'eliminazione del blocco delle assunzioni di ricercatori previsto dalla Finanziaria, un provvedimento che è in assoluto contrasto colla proclamata volontà di accrescere il valore della ricerca italiana e che non comporta alcun risparmio in quanto le assunzioni del personale Cnr avvengono comunque all'interno del suo bilancio. E' imperativo che l'Italia si collochi, a livello internazionale, in una posizione più adeguata al capitale umano e alle risorse delle quali dispone. Un'eliminazione dell'Ente porterebbe ad un umiliante e ulteriore degrado scientifico del paese, in quanto ne provocherebbe l'uscita dalla competizione scientifica a livello internazionale.

(11 dicembre 2001)