sabato 24 luglio 2010
la riforma Gelmini farà fallire l'Università
Ceruti: la riforma Gelmini farà fallire l'Università
Il senatore del Pd Mauro Ceruti, filosofo e docente all'Ateneo bergamasco,firma un pezzo su l'Unità in merito alla riforma Gelmini:
"La riforma Gelmini dell'università era stata definita una opportunità storica. Dopo mesi di lavoro, è solo un’opportunità mancata. Questa riforma è infatti un enorme taglio e, di fatto, siamo passati dalla «riforma Gelmini» alla «riforma Tremonti». Si tratta in sostanza di una significativa riduzione di investimenti, «una riforma-taglio» che colpisce quattro grandi risorse dell'università. Taglia 1,3 miliardi per il 2011: ciò, come affermano gli stessi Rettori, corrisponderà di fatto al fallimento della maggior parte degli Atenei italiani. Colpisce 26 mila ricercatori, collocati da questa riforma su un binario morto. Colpisce gli studenti, il diritto allo studio, il loro welfare e, soprattutto, la loro mobilità. Penalizza i giovani, che sono il futuro dell'università, del sapere, e quindi anche dell'economia e del Paese.
È una riforma fallita in partenza anche dal punto di vista dei principi ispiratori che volevano essere alla base del progetto di riforma del ministro Gelmini. Principi condivisi dal Partito Democratico, così come dalle parti sociali, dalla Confindustria che ha fortemente sostenuto questa riforma, e dagli attori del mondo accademico.
C'è da domandarsi perché tanto consenso sui principi ispiratori abbia prodotto un ddl che li contraddice radicalmente. I principi sono quattro: l'autonomia dei singoli Atenei, alla quale il ddl ha risposto con decine di norme centralistiche; la promozione della responsabilità dei singoli Atenei, impedita di fatto dalla risibile autonomia; la valutazione dei risultati della ricerca e della didattica dei singoli Atenei. Ma senza autonomia e responsabilità non si saprà che cosa valutare e, soprattutto, con un'Agenzia della valutazione (ANVUR) privata di risorse e competenze non si saprà chi potrà valutare. Infine, il quarto principio, il merito, sarà soltanto un proclama vuoto di contenuti per due ragioni: senza sostegno alla qualità della formazione e della ricerca, il merito non potrà emergere e, senza sostegno al diritto allo studio, non potrà emergere il merito degli studenti meno abbienti. Questo è un fallimento, e tanto più grave perché la conoscenza, la ricerca e la formazione superiore sono condizioni indispensabili per uscire dalla gravissima crisi che stiamo vivendo e per mantenere ancorato il nostro paese all’Europa, attraverso il conseguimento degli obiettivi concordati a Lisbona 11 anni fa.
Si tratta di reale irresponsabilità o di un disegno che vuole portare l'Italia al di fuori del mondo sviluppato e democratico? Il Partito Democratico si opporrà con ogni forza a questa deriva, difendendo il futuro dei giovani, degli studenti, dei ricercatori e promuovendo maggiori investimenti e risorse economiche per l'università, che questa «riforma Gelmini» diventata «riforma Tremonti» ha così drasticamente tagliato".
Mauro Ceruti
Il senatore del Pd Mauro Ceruti, filosofo e docente all'Ateneo bergamasco,firma un pezzo su l'Unità in merito alla riforma Gelmini:
"La riforma Gelmini dell'università era stata definita una opportunità storica. Dopo mesi di lavoro, è solo un’opportunità mancata. Questa riforma è infatti un enorme taglio e, di fatto, siamo passati dalla «riforma Gelmini» alla «riforma Tremonti». Si tratta in sostanza di una significativa riduzione di investimenti, «una riforma-taglio» che colpisce quattro grandi risorse dell'università. Taglia 1,3 miliardi per il 2011: ciò, come affermano gli stessi Rettori, corrisponderà di fatto al fallimento della maggior parte degli Atenei italiani. Colpisce 26 mila ricercatori, collocati da questa riforma su un binario morto. Colpisce gli studenti, il diritto allo studio, il loro welfare e, soprattutto, la loro mobilità. Penalizza i giovani, che sono il futuro dell'università, del sapere, e quindi anche dell'economia e del Paese.
È una riforma fallita in partenza anche dal punto di vista dei principi ispiratori che volevano essere alla base del progetto di riforma del ministro Gelmini. Principi condivisi dal Partito Democratico, così come dalle parti sociali, dalla Confindustria che ha fortemente sostenuto questa riforma, e dagli attori del mondo accademico.
C'è da domandarsi perché tanto consenso sui principi ispiratori abbia prodotto un ddl che li contraddice radicalmente. I principi sono quattro: l'autonomia dei singoli Atenei, alla quale il ddl ha risposto con decine di norme centralistiche; la promozione della responsabilità dei singoli Atenei, impedita di fatto dalla risibile autonomia; la valutazione dei risultati della ricerca e della didattica dei singoli Atenei. Ma senza autonomia e responsabilità non si saprà che cosa valutare e, soprattutto, con un'Agenzia della valutazione (ANVUR) privata di risorse e competenze non si saprà chi potrà valutare. Infine, il quarto principio, il merito, sarà soltanto un proclama vuoto di contenuti per due ragioni: senza sostegno alla qualità della formazione e della ricerca, il merito non potrà emergere e, senza sostegno al diritto allo studio, non potrà emergere il merito degli studenti meno abbienti. Questo è un fallimento, e tanto più grave perché la conoscenza, la ricerca e la formazione superiore sono condizioni indispensabili per uscire dalla gravissima crisi che stiamo vivendo e per mantenere ancorato il nostro paese all’Europa, attraverso il conseguimento degli obiettivi concordati a Lisbona 11 anni fa.
Si tratta di reale irresponsabilità o di un disegno che vuole portare l'Italia al di fuori del mondo sviluppato e democratico? Il Partito Democratico si opporrà con ogni forza a questa deriva, difendendo il futuro dei giovani, degli studenti, dei ricercatori e promuovendo maggiori investimenti e risorse economiche per l'università, che questa «riforma Gelmini» diventata «riforma Tremonti» ha così drasticamente tagliato".
Mauro Ceruti