venerdì 9 luglio 2010
Il documento della CRUI
DDL di Riforma dell'Università
Documento votato all'unanimità dall'Assemblea Generale
Roma, 8 luglio 2010
La CRUI esprime le più vive preoccupazioni per le condizioni e le prospettive del sistema universitario italiano, ancora privo di indicazioni circa l’indispensabile recupero dei tagli finanziari previsti per il 2011; pesantemente penalizzato per i sacrifici richiesti dalla manovra finanziaria in corso al proprio personale docente e tecnico amministrativo nei confronti del quale si prospetta un inaccettabile trattamento discriminatorio che colpirà in modo particolare i più giovani tra i ricercatori e i professori; ancora in attesa che il DDL di riforma dell’Università venga messa in calendario in aula al Senato, nonostante la VII Commissione abbia concluso i suoi lavori ormai da due mesi.
Sussiste il rischio concreto, in una fase sempre più critica della politica italiana, che il provvedimento di riforma, nella versione già migliorata e ancora migliorabile dal Parlamento, non venga approvato neppure in prima lettura entro la pausa estiva, vanificando in maniera probabilmente definitiva prospettive irripetibili di miglioramento e di sviluppo del sistema.
La CRUI ribadisce il proprio impegno per la salvaguardia e il rilancio del sistema universitario nazionale e fa appello a tutte le forze responsabili affinché l’iter legislativo venga tempestivamente riattivato, recependo le richieste già più volte avanzate di ulteriore modifica del provvedimento rispetto al testo predisposto in Commissione.
Tali richieste riguardano in particolare:
• la possibilità di sperimentare forme organizzative più flessibili per gli atenei che rispettino i requisiti di valutazione e di equilibrio dei bilanci;
• la composizione dei senati accademici, consentendo che possano farne parte i presidenti delle strutture intermedie;
• l’ampliamento, quantomeno nei primi sei anni di applicazione delle nuove norme sull’abilitazione scientifica nazionale e sul reclutamento, delle quote destinabili alle promozioni interne e alle procedure di selezione rispetto ai posti da destinare ad esterni;
• il riconoscimento del ruolo fondamentale svolto dai ricercatori nella vita universitaria, da concretare in un piano straordinario, debitamente finanziato, che consenta la chiamata ogni anno di almeno 2000 ricercatori a tempo indeterminato che abbiano conseguito l’abilitazione scientifica a professore associato anche per fare fronte alla drastica riduzione in atto degli organici;
• la revisione, nella medesima prospettiva e nel pieno rispetto delle regole di spesa, dei vincoli in vigore sul blocco del turn over e sulla ripartizione, rivelatasi forzata e irrazionale, delle relative risorse stabiliti dalla legge n. 1/2009;
• maggiori garanzie per le posizioni a contratto con tenure track, rendendo vincolante l’avvio di procedure di chiamata nel caso di superamento dell’abilitazione scientifica nazionale a professore associato;
• l’introduzione di un ruolo a esaurimento di professore aggregato al quale possano accedere a domanda e previa valutazione di idoneità scientifica i ricercatori a tempo indeterminato che abbiano svolto o svolgano per almeno tre anni attività didattiche curricolari, definendo il quadro dei relativi doveri e diritti e del trattamento economico, fermo restando che il numero di ore da dedicare annualmente all’insegnamento frontale non debba superare il 70% di quelle stabilite per i professori ordinari e associati.
All’urgenza di una soluzione legislativa ampiamente maturata nelle sue linee di fondo deve fare riscontro una altrettanto indilazionabile disponibilità di risorse commisurate ai fabbisogni effettivi e non più oltre comprimibili del sistema, pena il suo inevitabile collasso.
In un tale contesto va affrontata anche la situazione che si sta determinando in molti atenei, dove si prospetta il rischio che una parte anche consistente degli insegnamenti previsti per il prossimo anno accademico possa non trovare adeguata copertura didattica mettendo a repentaglio l’attivazione di interi corsi di studio.
La CRUI si riserva di ritornare sull’insieme delle situazioni e delle urgenze richiamate nella prossima Assemblea già convocata per il prossimo 29 luglio, data di riferimento viste anche le ineludibili scadenze relative alla programmazione delle attività per il prossimo anno accademico.
Documento votato all'unanimità dall'Assemblea Generale
Roma, 8 luglio 2010
La CRUI esprime le più vive preoccupazioni per le condizioni e le prospettive del sistema universitario italiano, ancora privo di indicazioni circa l’indispensabile recupero dei tagli finanziari previsti per il 2011; pesantemente penalizzato per i sacrifici richiesti dalla manovra finanziaria in corso al proprio personale docente e tecnico amministrativo nei confronti del quale si prospetta un inaccettabile trattamento discriminatorio che colpirà in modo particolare i più giovani tra i ricercatori e i professori; ancora in attesa che il DDL di riforma dell’Università venga messa in calendario in aula al Senato, nonostante la VII Commissione abbia concluso i suoi lavori ormai da due mesi.
Sussiste il rischio concreto, in una fase sempre più critica della politica italiana, che il provvedimento di riforma, nella versione già migliorata e ancora migliorabile dal Parlamento, non venga approvato neppure in prima lettura entro la pausa estiva, vanificando in maniera probabilmente definitiva prospettive irripetibili di miglioramento e di sviluppo del sistema.
La CRUI ribadisce il proprio impegno per la salvaguardia e il rilancio del sistema universitario nazionale e fa appello a tutte le forze responsabili affinché l’iter legislativo venga tempestivamente riattivato, recependo le richieste già più volte avanzate di ulteriore modifica del provvedimento rispetto al testo predisposto in Commissione.
Tali richieste riguardano in particolare:
• la possibilità di sperimentare forme organizzative più flessibili per gli atenei che rispettino i requisiti di valutazione e di equilibrio dei bilanci;
• la composizione dei senati accademici, consentendo che possano farne parte i presidenti delle strutture intermedie;
• l’ampliamento, quantomeno nei primi sei anni di applicazione delle nuove norme sull’abilitazione scientifica nazionale e sul reclutamento, delle quote destinabili alle promozioni interne e alle procedure di selezione rispetto ai posti da destinare ad esterni;
• il riconoscimento del ruolo fondamentale svolto dai ricercatori nella vita universitaria, da concretare in un piano straordinario, debitamente finanziato, che consenta la chiamata ogni anno di almeno 2000 ricercatori a tempo indeterminato che abbiano conseguito l’abilitazione scientifica a professore associato anche per fare fronte alla drastica riduzione in atto degli organici;
• la revisione, nella medesima prospettiva e nel pieno rispetto delle regole di spesa, dei vincoli in vigore sul blocco del turn over e sulla ripartizione, rivelatasi forzata e irrazionale, delle relative risorse stabiliti dalla legge n. 1/2009;
• maggiori garanzie per le posizioni a contratto con tenure track, rendendo vincolante l’avvio di procedure di chiamata nel caso di superamento dell’abilitazione scientifica nazionale a professore associato;
• l’introduzione di un ruolo a esaurimento di professore aggregato al quale possano accedere a domanda e previa valutazione di idoneità scientifica i ricercatori a tempo indeterminato che abbiano svolto o svolgano per almeno tre anni attività didattiche curricolari, definendo il quadro dei relativi doveri e diritti e del trattamento economico, fermo restando che il numero di ore da dedicare annualmente all’insegnamento frontale non debba superare il 70% di quelle stabilite per i professori ordinari e associati.
All’urgenza di una soluzione legislativa ampiamente maturata nelle sue linee di fondo deve fare riscontro una altrettanto indilazionabile disponibilità di risorse commisurate ai fabbisogni effettivi e non più oltre comprimibili del sistema, pena il suo inevitabile collasso.
In un tale contesto va affrontata anche la situazione che si sta determinando in molti atenei, dove si prospetta il rischio che una parte anche consistente degli insegnamenti previsti per il prossimo anno accademico possa non trovare adeguata copertura didattica mettendo a repentaglio l’attivazione di interi corsi di studio.
La CRUI si riserva di ritornare sull’insieme delle situazioni e delle urgenze richiamate nella prossima Assemblea già convocata per il prossimo 29 luglio, data di riferimento viste anche le ineludibili scadenze relative alla programmazione delle attività per il prossimo anno accademico.