venerdì 23 luglio 2010
"In gioco il futuro del Paese"
I ricercatori scrivono a Repubblica
"In gioco il futuro del Paese"
I ricercatori scrivono a Repubblica "In gioco il futuro del Paese" A Palermo esami all'aperto contro i tagli della riforma Gelmini
Sono moltissime le lettere arrivate alla direzione di Repubblica dopo la pubblicazione, il 21 luglio scorso, dell'articolo di Benedetta Tobagi sulla situazione dei ricercatori nelle università italiane. L'analisi ha raccolto moltissimi apprezzamenti da parte di docenti che sentono il proprio ruolo sottovalutato e a rischio. E che offrono ancora nuovi contributi alla discussione con le proprie esperienze personali. Visto l'interesse per il tema, abbiamo deciso di riaprire il dibattito con i vostri commenti.
Gentile Direttore,
le scrivo per ringraziarla per l'articolo apparso su repubblica il 21 c. m. sui Ricercatori universitari, finalmente un articolo circostanziato, approfondito e veritiero sulla nosta attività e sulla nostra condizione come non siamo più abituati a leggere da molto tempo. Se posso permettermi un piccolo appunto, non è stata la riforma Moratti a "mettere una pezza" perché il professore aggregato è un titolo, e non un ruolo, dunque non ha alcun valore, sono state le precedenti leggi sugli ordinamenti didattici (es. 341/90 e succ.) a dare un embrione di riconoscimento del fatto che concorriamo, al pari dei professori universitari, a garantire l'offerta formativa degli atenei italiani; purtroppo oggi tutto questo viene messo in discussione da tutte le forze politiche, persino l'emendamento presentato ieri dal PD, al Senato, è inaccettabile perché non riconosce il nostro impegno pregresso e non fornisce sbocchi futuri credibili;
tutto questo costituirà un problema per noi, ma ancor più per i più giovani, gli attuali precari, e un'università e una ricerca di qualità non si reggono sulla paura di essere sbattuti fuori né sugli stipendi che, grazie alla legge Tremonti, saranno sempre più miserevoli. Comunque fa piacere, almeno ogni tanto, leggere un articolo ben documentato.
Marina Rui
Università di Genova
Gentile direttore,
Le scrivo per ringraziare lei e la sua testata per la sensibilità dimostrata nel dedicare un'intera pagina nella sezione cultura di Repubblica al "povero ricercatore". Credo che oggi piu che mai ci sia un problema di (dis)informazione su questioni oggettive che purtroppo si prestano a mistificazioni deleterie in materia pertanto ben venga una ventata di informazione corretta e a piena pagina! E' iniziato infatti il cammino in senato del DDL Gelmini (proprio oggi) e ci sono molte cose del disegno di legge che non vanno (non le spieghero io che cosa... su rete29aprile si possono trovare molte informazioni a proposito). Scusi se oso... proprio perché il momento è culminante... sarebbe bello vedere su repubblica un piccolo box (rosso) come per la legge bavaglio con scritto: "il DDL Gelmini UCCIDE l'università pubblica". Forse il rettangolino, a forza di usarlo si inflazionerebbe... ma le assicuro sarebbe un piccolo passo per dare voce a migliaia di persone che temono lo strangolamento lento (ma neanche cosi lento) dell'università e che (e io questo sto facendo) chiedono una mano per dare voce alla protesta. Una protesta che non è solo opposizione ma anche PROposizione.
Alberto Acquadro
Ricercatore - M. Sc. - Ph. D. University of Turin - Plant Genetics and Breeding
Gentile direttore,
condivido quello che Benedetta Tobagi ha scritto e la ringrazio per aver pubblicato notizie vere e precise su un problema cruciale, ma trascurato da molti.
Simonetta Peccenini
DIPTERIS - Università di Genova
Caro Direttore,
l'articolo di Benedetta Tobagi descrive benissimo la situazione dell'università in generale e dei ricercatori in particolare.
Carla Armanino
Ricercatore Università di Genova
Buongiorno
la ringrazio dell'articolo pubblicato. Tenga conto che la protesta dei ricercatori blocca moltissimi Atenei, e ricordo che nessuno di noi chiede una ope legis. Noi vogliamo essere valutati scirentificamente anche sapendo che tutta la didattica fatta da anni come volontari non ci è valutata.
Angela Celeste Taramasso PhD
DIST Dipartimento di Informatica Sistemistica e Telematica
Egregio Direttore,
le scrivo questa mail per porgere il mio apprezzamento per l'articolo di Benedetta Tobagi. Ha colto pienamente il problema e la drammatica situazione in cui l'università italiana versa, e nubi sempre più fosche si stanno profilando. Posso garantirle che anche per chi come me è "sistemato" (sono professore associato), è fortissima la tentazione di
mollare tutto ed emigrare verso nazioni più illuminate. I giovani, poi, sono sempre più disillusi e scoraggiati. La saluto, sicuro che la Repubblica continuerà nella sua opera meritoria di denuncia e documentazione della tragica situazione italiana, nonostante tutto e tutti.
Marino Miculan
Dept Math Compu Sci, University of Udine
Grazie molte per l'articolo. Grazie davvero, perché non è facile trovare qualcuno che difenda l'università italiana.
Viviana Bono (prof. associato, Univ. Torino)
Caro direttore,
ho letto ieri, con molto piacere, l'articolo apparso su Repubblica intitolato "Povero ricercatore sottopagato e sfruttato ma indispensabile" a firma di Benedetta Tobagi. L'articolo descrive la situazione reale dell'Università ed in particolare quella della figura del ricercatore. E' forse la prima volta che vengono fedelmente descritti il lavoro, le condizioni economiche e sociali ed il ruolo dei ricercatori universitari, nonché quello dell'università tutta, evidenziando l'impatto socio-economico che la ricerca universitaria ha necessariamente (e forse non avrà più!) sulla società.
Vorrei ringraziarvi per non essere caduti nei soliti luoghi comuni e per aver dato la giusta dimensione alla protesta dei ricercatori italiani ora estesa anche a professori, precari e studenti. Grazie ancora,
Alessandro Barge
(Ricercatore universitario "indisponibile")
Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco Università di Torino
Carissimo Direttore,
voglio ringraziare Lei e l'autore dell'editoriale per aver ben raccontato la triste situazione di noi ricercatori universitari italiani.
Alessandra Durio
Ric. Univ. Torino
Caro Direttore,
mi congratulo con Lei per l'articolo apparso il 21 luglio. Finalmente un articolo in controtendenza rispetto alla produzione mediatica tendente a presentare l'Università come un luogo di consorterie, sprechi, privilegi, privo ormai di reale funzione sociale. La protesta dei ricercatori, fatta propria da molti professori associati e ordinari, mette il dito su una delle piaghe del nostro Paese: la sua classe dirigente non vede nella ricerca il motore per la crescita non solo economica ma anche culturale e sociale del Paese. L'Università, dunque, come la scuola, è solo un "problema", con dei costi da tagliare, e non una "risorsa" nella quale investire, pur razionalizzando.
La invito a proseguire nel dare spazio a voci che permettano all'opinione pubblica di conoscere meglio una realtà complessa quale l'Università, che, è bene ricordarlo, nei secoli ha sempre rappresentato un luogo di resistenza contro derive autoritarie e involuzioni culturali.
Gianni Balliano
Professore ordinario di biochimica Università degli Studi di Torino
Ho letto con grande piacere l'articolo. Ringrazio Lei e Benedetta Tobagi per aver rappresentato la realtà dell'Università con una voce totalmente fuori dal coro nell'attuale diffuso asservimento dell'informazione ai politici dell'attuale governo. La sicurezza che Repubblica continuerà in questa linea aiuta il lavoro quotidiano di molti servitori dello stato.
Mariangiola Dezani-Ciancaglini
Professore Ordinario di Informatica. Dipartimento di Informatica Università di Torino
Egregio direttore,
desidero esprimerle il mio apprezzamento per l'articolo di Benedetta Tobagi. Era ora che La Repubblica tornasse ad occuparsi della situazione dell'Università. E mi auguro che continui a farlo, soprattutto in questi giorni decisivi .
Prof. Ferruccio Damiani
Dipartimento di Informatica. Università degli Studi di Torino
Ho molto apprezzato l'articolo apparso oggi a firma di Benedetta Tobagi che descriveva con chiarezza la situazione
professionale difficile che viviamo noi "giovani" ricercatori e la protesta che stiamo protando avanti contro i disegni del governo di distruzione dell'università pubblica,
Matteo Viale
Buonasera direttore,
sono un ricercatore di Torino di 42 anni e parto domani per la California, dove vado a incontrare alcuni colleghi per un eventuale trasferimento nel 2011. Ho letto l'articolo sulla situazione dei ricercatori e lo ho molto apprezzato. Ho partecipato molto attivamente alla manifestazioni contro le riforma Gelmini, anche se posso capirne alcune motivazioni (siamo arrivati a proporre lo sciopero della fame, a cui sono ancora prontissimo), ma le assicuro che il destino di molti di noi è stato determinato in larga misura da scelte che ci sono passate sulla testa. Faccio un lavoro in cui credo tantissimo e continuo a crederci con tutto me stesso, ma non posso non notare intorno a me i segni inequivocabili di un declino dell'università italiana. Non vorrei che succedesse ai miei giovani colleghi quello che è successo a me quando mi sono sentito per la maggior parte del tempo una pedina spostata da altri. La carenza di fondi e un sistema che fino ad adesso è stato ampiamente nepotistico, ci tagliano le gambe. Sono stato chiamato dal presidente della mia regione di origine nel 2007 per ricevere insieme ad altri colleghi, molto migliori di me, un riconoscimento da parte della regione Puglia, faccio parte della "Rete dei talenti" ... lo sa quante volte si è riunita dopo quel giorno dell'ottobre 2007? Mai ! Continuo ad essere ottimista per convinzione e per natura, ma la prospettiva di un mondo in cui sei valutato per quello che sai fare veramente, dove si sente ancora scorrere il sacro fuoco della passione e della competizione, mi attrae irresistibilmente. Sarà pure un discorso retorico e logoro, ma le assicuro che è tristemente vero. Sotanto mia moglie e mio figlio mi hanno frenato fino a oggi.
Le rinnovo i miei più sinceri complimenti per l'articolo e spero che il suo giornale voglia cotinuare a schierarsi su questa bellissima battaglia civile che è la difesa della nostra università.
Benedetto Sicuro
Università di Torino, Facoltà di Veterinaria
Complimenti per l'articolo sui ricercatori e sull'Università pubblica. E' un disastro che si sta compiendo però parlarne può aiutare a prendere coscienza della dimensione del problema.
Salvatore Barbera
Gentile Direttore,
sono una ricercatrice dell'Università degli Studi di Torino. Ho molto apprezzato gli articoli apparsi sul Suo giornale
in merito alla questione ricercatori e al decreto Gelmini. Grazie.
Daniela Acquadro Maran, PhD
Dipartimento di Psicologia Università degli Studi di Torino
Gentile Direttore,
sono una ricercatrice in matematica dell'Università di Genova, ho letto l'articolo del 21 luglio sulla protesta dei ricercatori e volevo complimentarmi, è scritto molto bene e descrive perfettamente la situazione dei ricercatori.
Patrizia Bagnerini
Diptem - Università degli Studi di Genova
Gentile direttore,
ho molto apprezzato l'articolo che il Suo giornale ha dedicato alla figura del ricercatore universitario e alle relative problematiche. L'ho trovato estremamente misurato, corretto ed esaustivo, e viene a colmare un silenzio fin troppo assordante.
Lia Ogno
Dip. di Scienze Letterarie e Filologiche Università degli Studi di Torino
Gentile Direttore,
La ringrazio per il bell'articolo pubblicato ieri sulla testata che dirige. E' stato con gioia che mi sono finalmente trovata a leggere un articolo su di un prestigioso quotidiano nazionale con un contenuto che rifletteva pienamente la mia visione della situazione attuale dell'Accademia italiana, e del ruolo della mobilitazione dei ricercatori in essa. Per me, non entusiasta abbonata a La Stampa per ragioni di convenienza (tendo a leggere il quotidiano a colazione, prima di uscire al lavoro e mi è molto comoda la distribuzione a domicilio) e al Fatto Quotidiano per sostenere la libertà di stampa, ed ex-cervello in fuga (che dopo 9 anni di lavoro in prestigiose università straniere ha affrontato un
rientro piuttosto traumatizzante) rappresenta un'ottima "pubblicità" alla linea del vostro giornale, che seguo con crescente attenzione.
Tiziana Nazio, PhD
Assistant Professor, Social Sciences Department Affiliate, Collegio Carlo Alberto University of Turin
Caro Direttore,
ho molto apprezzato la pagina che ieri Repubblica ha dedicato all'Università, cercando di andare al cuore dei problemi ed evitando il solito tono scandalistico con il quale "baroni" che si fanno vedere in dipartimento poche ore al mese attaccano il "sistema baronale" e plaudono al progetto governativo, che concentra tutto il potere nelle mani di una
cerchia sempre più ristretta di professori ordinari. Colgo l'occasione per manifestare la mia stima ed il mio affetto a
Benedetta Tobagi, per l'esemplarità della sua storia che ci riconcilia con l'italianità.
Stefano Sciuto
Direttore del Dipartimento di Fisica Teorica dell'Università di Torino
Gentile Direttore,
vorrei manifestare il mio apprezzamento per l'articolo a firma di Benedetta Tobagi. Mi pare riassuma efficacemente la situazione, nell'interesse di tutti.
Daniele Teobaldo
Caro Direttore, ho molto apprezzato che nella sezione Cultura di Repubblica sia apparso, ieri 21 luglio, l'articolo di Benedetta Tobagi sui ricercatori universitari. Ho anche apprezzato il tono serio e informato e non scandalistico come oramai siamo abituati e vedere, ahimè qualche volta anche su Repubblica. Interessante anche l'articolo di Tito Boeri oggi "La riforma immaginaria dell'Università che muore". Un solo breve commento: è vero che dato che l'università muore non si deve rifiutare la cura (la riforma), ma se la cura invece di essere un farmaco è un veleno, è giusto opporsi. Non si può confondere chi si oppone alla riforma con chi vuole lascaire le cose come stanno.
prof. Franco Sirovich
Corso di Studi in Informatica Dipartimento di Informatica Università di Torino
Caro Direttore,
mi compiaccio vivamente per l'attenzione che Repubblica dedica al problema dello sfascio dell'istruzione pubblica in Italia, e sono stato contento di leggere l'articolo di ieri dedicato alla situazione dei Ricercatori. Come astronomo passato di recente nelle carriere dell'INAF, mi piacerebbe leggere altri articoli che documentino come la ricerca astrofisica in Italia, che vanta una tradizione assolutamente invidiabile e che continua a produrre lavori scientifici di assoluto valore internazionale, si trovi ormai anch'essa "alla frutta" in conseguenza dei tagli ai finanziamenti. Mesi fa era uscito un altro articolo sul suo (dovrei dire "nostro", dato che sono un lettore fedele) giornale, dedicato alla situazione dell'Antenna Radio in Sardegna, articolo che aveva fatto inviperire molti colleghi dato che si sottolineavano anche le carenze di programmazione di questa impresa, e la sostanziale assenza di fondi per il mantenimento ed il
funzionamento dello strumento. I guai dell'INAF sono anche conseguenza di una gestione che non è sempre stata all'altezza dei suoi compiti, ma è chiaro che le condizioni al contorno si sono fatte in questi anni progressivamente più sfavorevoli per la sopravvivenza di un'attività di ricerca di rilievo nel nostro Paese in questo disgraziato momento storico. Sono certo che Repubblica continuerà la sua battaglia per promuovere il ritorno della legalità e della normalità democratica nel nostro Paese, e per favorire una ripresa della cultura e della conoscenza, senza le quali non si va lontano. Come diceva il Procuratore Borrelli, l'unica cosa che possiamo fare in questa congiuntura è Resistere! Resistere! Resistere!
Alberto Cellino
INAF - Osservatorio Astronomico di Torino
(23 luglio 2010)
"In gioco il futuro del Paese"
I ricercatori scrivono a Repubblica "In gioco il futuro del Paese" A Palermo esami all'aperto contro i tagli della riforma Gelmini
Sono moltissime le lettere arrivate alla direzione di Repubblica dopo la pubblicazione, il 21 luglio scorso, dell'articolo di Benedetta Tobagi sulla situazione dei ricercatori nelle università italiane. L'analisi ha raccolto moltissimi apprezzamenti da parte di docenti che sentono il proprio ruolo sottovalutato e a rischio. E che offrono ancora nuovi contributi alla discussione con le proprie esperienze personali. Visto l'interesse per il tema, abbiamo deciso di riaprire il dibattito con i vostri commenti.
Gentile Direttore,
le scrivo per ringraziarla per l'articolo apparso su repubblica il 21 c. m. sui Ricercatori universitari, finalmente un articolo circostanziato, approfondito e veritiero sulla nosta attività e sulla nostra condizione come non siamo più abituati a leggere da molto tempo. Se posso permettermi un piccolo appunto, non è stata la riforma Moratti a "mettere una pezza" perché il professore aggregato è un titolo, e non un ruolo, dunque non ha alcun valore, sono state le precedenti leggi sugli ordinamenti didattici (es. 341/90 e succ.) a dare un embrione di riconoscimento del fatto che concorriamo, al pari dei professori universitari, a garantire l'offerta formativa degli atenei italiani; purtroppo oggi tutto questo viene messo in discussione da tutte le forze politiche, persino l'emendamento presentato ieri dal PD, al Senato, è inaccettabile perché non riconosce il nostro impegno pregresso e non fornisce sbocchi futuri credibili;
tutto questo costituirà un problema per noi, ma ancor più per i più giovani, gli attuali precari, e un'università e una ricerca di qualità non si reggono sulla paura di essere sbattuti fuori né sugli stipendi che, grazie alla legge Tremonti, saranno sempre più miserevoli. Comunque fa piacere, almeno ogni tanto, leggere un articolo ben documentato.
Marina Rui
Università di Genova
Gentile direttore,
Le scrivo per ringraziare lei e la sua testata per la sensibilità dimostrata nel dedicare un'intera pagina nella sezione cultura di Repubblica al "povero ricercatore". Credo che oggi piu che mai ci sia un problema di (dis)informazione su questioni oggettive che purtroppo si prestano a mistificazioni deleterie in materia pertanto ben venga una ventata di informazione corretta e a piena pagina! E' iniziato infatti il cammino in senato del DDL Gelmini (proprio oggi) e ci sono molte cose del disegno di legge che non vanno (non le spieghero io che cosa... su rete29aprile si possono trovare molte informazioni a proposito). Scusi se oso... proprio perché il momento è culminante... sarebbe bello vedere su repubblica un piccolo box (rosso) come per la legge bavaglio con scritto: "il DDL Gelmini UCCIDE l'università pubblica". Forse il rettangolino, a forza di usarlo si inflazionerebbe... ma le assicuro sarebbe un piccolo passo per dare voce a migliaia di persone che temono lo strangolamento lento (ma neanche cosi lento) dell'università e che (e io questo sto facendo) chiedono una mano per dare voce alla protesta. Una protesta che non è solo opposizione ma anche PROposizione.
Alberto Acquadro
Ricercatore - M. Sc. - Ph. D. University of Turin - Plant Genetics and Breeding
Gentile direttore,
condivido quello che Benedetta Tobagi ha scritto e la ringrazio per aver pubblicato notizie vere e precise su un problema cruciale, ma trascurato da molti.
Simonetta Peccenini
DIPTERIS - Università di Genova
Caro Direttore,
l'articolo di Benedetta Tobagi descrive benissimo la situazione dell'università in generale e dei ricercatori in particolare.
Carla Armanino
Ricercatore Università di Genova
Buongiorno
la ringrazio dell'articolo pubblicato. Tenga conto che la protesta dei ricercatori blocca moltissimi Atenei, e ricordo che nessuno di noi chiede una ope legis. Noi vogliamo essere valutati scirentificamente anche sapendo che tutta la didattica fatta da anni come volontari non ci è valutata.
Angela Celeste Taramasso PhD
DIST Dipartimento di Informatica Sistemistica e Telematica
Egregio Direttore,
le scrivo questa mail per porgere il mio apprezzamento per l'articolo di Benedetta Tobagi. Ha colto pienamente il problema e la drammatica situazione in cui l'università italiana versa, e nubi sempre più fosche si stanno profilando. Posso garantirle che anche per chi come me è "sistemato" (sono professore associato), è fortissima la tentazione di
mollare tutto ed emigrare verso nazioni più illuminate. I giovani, poi, sono sempre più disillusi e scoraggiati. La saluto, sicuro che la Repubblica continuerà nella sua opera meritoria di denuncia e documentazione della tragica situazione italiana, nonostante tutto e tutti.
Marino Miculan
Dept Math Compu Sci, University of Udine
Grazie molte per l'articolo. Grazie davvero, perché non è facile trovare qualcuno che difenda l'università italiana.
Viviana Bono (prof. associato, Univ. Torino)
Caro direttore,
ho letto ieri, con molto piacere, l'articolo apparso su Repubblica intitolato "Povero ricercatore sottopagato e sfruttato ma indispensabile" a firma di Benedetta Tobagi. L'articolo descrive la situazione reale dell'Università ed in particolare quella della figura del ricercatore. E' forse la prima volta che vengono fedelmente descritti il lavoro, le condizioni economiche e sociali ed il ruolo dei ricercatori universitari, nonché quello dell'università tutta, evidenziando l'impatto socio-economico che la ricerca universitaria ha necessariamente (e forse non avrà più!) sulla società.
Vorrei ringraziarvi per non essere caduti nei soliti luoghi comuni e per aver dato la giusta dimensione alla protesta dei ricercatori italiani ora estesa anche a professori, precari e studenti. Grazie ancora,
Alessandro Barge
(Ricercatore universitario "indisponibile")
Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco Università di Torino
Carissimo Direttore,
voglio ringraziare Lei e l'autore dell'editoriale per aver ben raccontato la triste situazione di noi ricercatori universitari italiani.
Alessandra Durio
Ric. Univ. Torino
Caro Direttore,
mi congratulo con Lei per l'articolo apparso il 21 luglio. Finalmente un articolo in controtendenza rispetto alla produzione mediatica tendente a presentare l'Università come un luogo di consorterie, sprechi, privilegi, privo ormai di reale funzione sociale. La protesta dei ricercatori, fatta propria da molti professori associati e ordinari, mette il dito su una delle piaghe del nostro Paese: la sua classe dirigente non vede nella ricerca il motore per la crescita non solo economica ma anche culturale e sociale del Paese. L'Università, dunque, come la scuola, è solo un "problema", con dei costi da tagliare, e non una "risorsa" nella quale investire, pur razionalizzando.
La invito a proseguire nel dare spazio a voci che permettano all'opinione pubblica di conoscere meglio una realtà complessa quale l'Università, che, è bene ricordarlo, nei secoli ha sempre rappresentato un luogo di resistenza contro derive autoritarie e involuzioni culturali.
Gianni Balliano
Professore ordinario di biochimica Università degli Studi di Torino
Ho letto con grande piacere l'articolo. Ringrazio Lei e Benedetta Tobagi per aver rappresentato la realtà dell'Università con una voce totalmente fuori dal coro nell'attuale diffuso asservimento dell'informazione ai politici dell'attuale governo. La sicurezza che Repubblica continuerà in questa linea aiuta il lavoro quotidiano di molti servitori dello stato.
Mariangiola Dezani-Ciancaglini
Professore Ordinario di Informatica. Dipartimento di Informatica Università di Torino
Egregio direttore,
desidero esprimerle il mio apprezzamento per l'articolo di Benedetta Tobagi. Era ora che La Repubblica tornasse ad occuparsi della situazione dell'Università. E mi auguro che continui a farlo, soprattutto in questi giorni decisivi .
Prof. Ferruccio Damiani
Dipartimento di Informatica. Università degli Studi di Torino
Ho molto apprezzato l'articolo apparso oggi a firma di Benedetta Tobagi che descriveva con chiarezza la situazione
professionale difficile che viviamo noi "giovani" ricercatori e la protesta che stiamo protando avanti contro i disegni del governo di distruzione dell'università pubblica,
Matteo Viale
Buonasera direttore,
sono un ricercatore di Torino di 42 anni e parto domani per la California, dove vado a incontrare alcuni colleghi per un eventuale trasferimento nel 2011. Ho letto l'articolo sulla situazione dei ricercatori e lo ho molto apprezzato. Ho partecipato molto attivamente alla manifestazioni contro le riforma Gelmini, anche se posso capirne alcune motivazioni (siamo arrivati a proporre lo sciopero della fame, a cui sono ancora prontissimo), ma le assicuro che il destino di molti di noi è stato determinato in larga misura da scelte che ci sono passate sulla testa. Faccio un lavoro in cui credo tantissimo e continuo a crederci con tutto me stesso, ma non posso non notare intorno a me i segni inequivocabili di un declino dell'università italiana. Non vorrei che succedesse ai miei giovani colleghi quello che è successo a me quando mi sono sentito per la maggior parte del tempo una pedina spostata da altri. La carenza di fondi e un sistema che fino ad adesso è stato ampiamente nepotistico, ci tagliano le gambe. Sono stato chiamato dal presidente della mia regione di origine nel 2007 per ricevere insieme ad altri colleghi, molto migliori di me, un riconoscimento da parte della regione Puglia, faccio parte della "Rete dei talenti" ... lo sa quante volte si è riunita dopo quel giorno dell'ottobre 2007? Mai ! Continuo ad essere ottimista per convinzione e per natura, ma la prospettiva di un mondo in cui sei valutato per quello che sai fare veramente, dove si sente ancora scorrere il sacro fuoco della passione e della competizione, mi attrae irresistibilmente. Sarà pure un discorso retorico e logoro, ma le assicuro che è tristemente vero. Sotanto mia moglie e mio figlio mi hanno frenato fino a oggi.
Le rinnovo i miei più sinceri complimenti per l'articolo e spero che il suo giornale voglia cotinuare a schierarsi su questa bellissima battaglia civile che è la difesa della nostra università.
Benedetto Sicuro
Università di Torino, Facoltà di Veterinaria
Complimenti per l'articolo sui ricercatori e sull'Università pubblica. E' un disastro che si sta compiendo però parlarne può aiutare a prendere coscienza della dimensione del problema.
Salvatore Barbera
Gentile Direttore,
sono una ricercatrice dell'Università degli Studi di Torino. Ho molto apprezzato gli articoli apparsi sul Suo giornale
in merito alla questione ricercatori e al decreto Gelmini. Grazie.
Daniela Acquadro Maran, PhD
Dipartimento di Psicologia Università degli Studi di Torino
Gentile Direttore,
sono una ricercatrice in matematica dell'Università di Genova, ho letto l'articolo del 21 luglio sulla protesta dei ricercatori e volevo complimentarmi, è scritto molto bene e descrive perfettamente la situazione dei ricercatori.
Patrizia Bagnerini
Diptem - Università degli Studi di Genova
Gentile direttore,
ho molto apprezzato l'articolo che il Suo giornale ha dedicato alla figura del ricercatore universitario e alle relative problematiche. L'ho trovato estremamente misurato, corretto ed esaustivo, e viene a colmare un silenzio fin troppo assordante.
Lia Ogno
Dip. di Scienze Letterarie e Filologiche Università degli Studi di Torino
Gentile Direttore,
La ringrazio per il bell'articolo pubblicato ieri sulla testata che dirige. E' stato con gioia che mi sono finalmente trovata a leggere un articolo su di un prestigioso quotidiano nazionale con un contenuto che rifletteva pienamente la mia visione della situazione attuale dell'Accademia italiana, e del ruolo della mobilitazione dei ricercatori in essa. Per me, non entusiasta abbonata a La Stampa per ragioni di convenienza (tendo a leggere il quotidiano a colazione, prima di uscire al lavoro e mi è molto comoda la distribuzione a domicilio) e al Fatto Quotidiano per sostenere la libertà di stampa, ed ex-cervello in fuga (che dopo 9 anni di lavoro in prestigiose università straniere ha affrontato un
rientro piuttosto traumatizzante) rappresenta un'ottima "pubblicità" alla linea del vostro giornale, che seguo con crescente attenzione.
Tiziana Nazio, PhD
Assistant Professor, Social Sciences Department Affiliate, Collegio Carlo Alberto University of Turin
Caro Direttore,
ho molto apprezzato la pagina che ieri Repubblica ha dedicato all'Università, cercando di andare al cuore dei problemi ed evitando il solito tono scandalistico con il quale "baroni" che si fanno vedere in dipartimento poche ore al mese attaccano il "sistema baronale" e plaudono al progetto governativo, che concentra tutto il potere nelle mani di una
cerchia sempre più ristretta di professori ordinari. Colgo l'occasione per manifestare la mia stima ed il mio affetto a
Benedetta Tobagi, per l'esemplarità della sua storia che ci riconcilia con l'italianità.
Stefano Sciuto
Direttore del Dipartimento di Fisica Teorica dell'Università di Torino
Gentile Direttore,
vorrei manifestare il mio apprezzamento per l'articolo a firma di Benedetta Tobagi. Mi pare riassuma efficacemente la situazione, nell'interesse di tutti.
Daniele Teobaldo
Caro Direttore, ho molto apprezzato che nella sezione Cultura di Repubblica sia apparso, ieri 21 luglio, l'articolo di Benedetta Tobagi sui ricercatori universitari. Ho anche apprezzato il tono serio e informato e non scandalistico come oramai siamo abituati e vedere, ahimè qualche volta anche su Repubblica. Interessante anche l'articolo di Tito Boeri oggi "La riforma immaginaria dell'Università che muore". Un solo breve commento: è vero che dato che l'università muore non si deve rifiutare la cura (la riforma), ma se la cura invece di essere un farmaco è un veleno, è giusto opporsi. Non si può confondere chi si oppone alla riforma con chi vuole lascaire le cose come stanno.
prof. Franco Sirovich
Corso di Studi in Informatica Dipartimento di Informatica Università di Torino
Caro Direttore,
mi compiaccio vivamente per l'attenzione che Repubblica dedica al problema dello sfascio dell'istruzione pubblica in Italia, e sono stato contento di leggere l'articolo di ieri dedicato alla situazione dei Ricercatori. Come astronomo passato di recente nelle carriere dell'INAF, mi piacerebbe leggere altri articoli che documentino come la ricerca astrofisica in Italia, che vanta una tradizione assolutamente invidiabile e che continua a produrre lavori scientifici di assoluto valore internazionale, si trovi ormai anch'essa "alla frutta" in conseguenza dei tagli ai finanziamenti. Mesi fa era uscito un altro articolo sul suo (dovrei dire "nostro", dato che sono un lettore fedele) giornale, dedicato alla situazione dell'Antenna Radio in Sardegna, articolo che aveva fatto inviperire molti colleghi dato che si sottolineavano anche le carenze di programmazione di questa impresa, e la sostanziale assenza di fondi per il mantenimento ed il
funzionamento dello strumento. I guai dell'INAF sono anche conseguenza di una gestione che non è sempre stata all'altezza dei suoi compiti, ma è chiaro che le condizioni al contorno si sono fatte in questi anni progressivamente più sfavorevoli per la sopravvivenza di un'attività di ricerca di rilievo nel nostro Paese in questo disgraziato momento storico. Sono certo che Repubblica continuerà la sua battaglia per promuovere il ritorno della legalità e della normalità democratica nel nostro Paese, e per favorire una ripresa della cultura e della conoscenza, senza le quali non si va lontano. Come diceva il Procuratore Borrelli, l'unica cosa che possiamo fare in questa congiuntura è Resistere! Resistere! Resistere!
Alberto Cellino
INAF - Osservatorio Astronomico di Torino
(23 luglio 2010)