domenica 13 giugno 2010
Lettera del Rettore al Ministro dell'Istruzione
Rende, 24 maggio 2010
Gent.
On. Maria Stella Gelmini
Ministro dell’Istruzione
dell’Università e della Ricerca
Piazza Kennedy, 20
00144 ROMA
Gentile Ministro,
il dovere istituzionale, conseguente all’importante responsabilità che rivesto in seno all’Università
della Calabria ma, non di meno, il senso di diffusa e particolare preoccupazione, per i gravi effetti
che sono destinati a riflettersi sullo stesso Ateneo, in ragione di alcune previsioni contenute nel
disegno di legge predisposto dal Suo Ministero, e dei tagli alle risorse, già operati e futuri, mi
inducono a rappresentarLe il rischio molto concreto che ad Arcavacata non sarà possibile avviare
l’anno accademico 2010/2011.
Le ragioni di questo forte senso di sfiducia, che sento il bisogno di portare alla Sua attenzione,
interpretano il profondo disagio della comunità universitaria nelle sue diverse componenti e quello,
non meno radicato, dell’opinione pubblica calabrese, e riflettono situazioni che ormai hanno assunto
un esteso e profondo carattere di criticità.
A mostrare questa particolare e negativa situazione è, innanzitutto, lo stato di agitazione proclamato
dai ricercatori dell’ Università della Calabria, i quali, giustamente, rivendicano il riconoscimento
del fondamentale lavoro svolto in questi anni, e della possibilità, da essi assicurata, che l’Ateneo
fosse nella condizione, come in effetti è avvenuto, di garantire lo svolgimento di ampie ed
essenziali attività, nel campo della ricerca e della didattica.
Una rivendicazione ed una richiesta di sicurezza, ripeto fondate e pienamente condivise, che il
disegno di legge in discussione al Senato al contrario non riconosce pienamente, riducendo le
garanzie per gli attuali ricercatori di ruolo, così come per quelli a tempo determinato, e impedendo
loro di guardare al futuro con fiducia e gratificazione. Da qui, la loro decisione di proclamare
l’astensione da ogni attività finora svolta, il che, gioco forza, rappresentando gli stessi il 50% del
corpo docente dell’Università della Calabria, potrebbe seriamente pregiudicare l’avvio del prossimo
anno accademico.
Questa conseguenza, se possibile, risulta ancor più aggravata e insostenibile dai micidiali effetti
previsti dalla manovra finanziaria 2008 per le Università, e dunque anche sul nostro Ateneo,
costretto, nonostante abbia sempre rispettato i parametri di valutazione stabiliti dal Ministero, a
subire quest’anno un taglio potenziale del 9% sull’Ffo e, per il prossimo, decurtazioni di risorse
dell’ordine del 19%; effetti ingiusti e immeritati, al pari dei precedenti, che non lasciano alcun
margine di operatività e precludono l’esito di qualunque propensione e disponibilità ad operare,
ancora e più che in passato, perseguendo obiettivi di efficacia e efficienza.
Ebbene, Signor Ministro, se le cose dovessero purtroppo trovare conferma nel senso indicato, per
l’Università della Calabria sarebbe l’inizio di una fine ingloriosa quanto immeritata.
Un percorso inverso e irreversibile, rispetto a quello, virtuoso ancorché irto di ostacoli e di sacrifici,
seguito in questi anni, che ci ha visti sempre e comunque mantenere la rotta verso mete
unanimemente riconosciute nel solco delle migliori e più apprezzabili tradizioni di buon governo ed
oculatezza gestionale.
Non è un caso, infatti, se l’UniCal, pur ricevendo minori risorse di quanto ad essa sarebbero spettate
secondo il Modello del CNVSU, sia riuscita a mantenere ben al di sotto del 90% il livello della
spesa per il personale rispetto allo Ffo, a raddoppiare il corpo docente e vanti un livello di
indebitamento estremamente basso.
Non sono risultati di poco conto e, rispetto ad essi, il convincimento mio e dell’Ateneo è sempre
stato che una valutazione oggettiva e realistica delle nostre performance ci avrebbe messo al riparo
da qualunque tipo di discriminazione, o appiattimento, o penalizzazione di sorta.
Purtroppo, non è stato, e alla luce di quello che le iniziative più recenti autorizzano a ritenere, non
sembra sarà così; e questo, signor Ministro, riteniamo non solo essere ingiusto, ma non rispondere a
criteri di equilibrio ed equità, cui anche, e soprattutto, il sistema universitario deve ispirarsi.
Non ci ha mai impressionato la competizione con atenei più grandi e di ben più antica tradizione,
così come abbiamo condiviso ed ispirato le nostre scelte ai principi e agli obiettivi di una severa e
necessaria valutazione; su tali parametri ci siamo misurati e su di essi, nonostante l’esistenza di
condizioni complessive, riferite al nostro contesto di riferimento, certamente non favorevoli,
abbiamo ritenuto di affrontare una sfida per molti aspetti incerta e difficile, più che altrove,
ottenendo risultati importanti.
Ora, a quelle linee d’azione, e a quei criteri, che l’Università della Calabria ha scrupolosamente e
faticosamente rispettato, il Ministero mostra di non volersi più ispirare, con grave nocumento per
chi ha fatto, e fino in fondo, la sua parte.
E’ un atteggiamento, signor Ministro, difficile da accettare tanto sul piano del principio che della
sostanza, e non può essere il prezzo da pagare da chi ha operato nel pieno rispetto dei propri
obblighi.
Ancor più, questo assunto riteniamo acquisti valore e rilievo per la nostra Università, che, per
ragioni fin troppo note, a differenza di altri Atenei non ha mai avuto e non potrebbe contare su
sostegni e aiuti di natura diversa dal territorio regionale di riferimento.
Era doveroso dirLe queste cose e portare alla Sua attenzione la gravissima situazione che si profila
all’orizzonte per la nostra università.
E’ un triste momento, che non avremmo mai voluto dover affrontare, anche e soprattutto per la
consapevolezza che a causarlo non è stata l’Università della Calabria e chi ha avuto l’onore di
guidarLa in questi anni.
Il Paese ha certamente bisogno di un’azione di risanamento energica ed efficace, ma crediamo che
quelle decise nei confronti delle Università, e le penalizzazioni richiamate, non accreditino l’idea di
una politica adeguata né siano il modo corretto di affrontare i problemi sul tappeto.
E la Storia, che si incarica sempre di dimostrare la fondatezza e la correttezza delle azioni di tutti,
certamente non mancherà di confermarlo.
Gradisca i miei più cordiali saluti.
Il Rettore
Prof. Giovanni Latorre
http://www.unical.it/portale/portaltemplates/view/view.cfm?18618
Gent.
On. Maria Stella Gelmini
Ministro dell’Istruzione
dell’Università e della Ricerca
Piazza Kennedy, 20
00144 ROMA
Gentile Ministro,
il dovere istituzionale, conseguente all’importante responsabilità che rivesto in seno all’Università
della Calabria ma, non di meno, il senso di diffusa e particolare preoccupazione, per i gravi effetti
che sono destinati a riflettersi sullo stesso Ateneo, in ragione di alcune previsioni contenute nel
disegno di legge predisposto dal Suo Ministero, e dei tagli alle risorse, già operati e futuri, mi
inducono a rappresentarLe il rischio molto concreto che ad Arcavacata non sarà possibile avviare
l’anno accademico 2010/2011.
Le ragioni di questo forte senso di sfiducia, che sento il bisogno di portare alla Sua attenzione,
interpretano il profondo disagio della comunità universitaria nelle sue diverse componenti e quello,
non meno radicato, dell’opinione pubblica calabrese, e riflettono situazioni che ormai hanno assunto
un esteso e profondo carattere di criticità.
A mostrare questa particolare e negativa situazione è, innanzitutto, lo stato di agitazione proclamato
dai ricercatori dell’ Università della Calabria, i quali, giustamente, rivendicano il riconoscimento
del fondamentale lavoro svolto in questi anni, e della possibilità, da essi assicurata, che l’Ateneo
fosse nella condizione, come in effetti è avvenuto, di garantire lo svolgimento di ampie ed
essenziali attività, nel campo della ricerca e della didattica.
Una rivendicazione ed una richiesta di sicurezza, ripeto fondate e pienamente condivise, che il
disegno di legge in discussione al Senato al contrario non riconosce pienamente, riducendo le
garanzie per gli attuali ricercatori di ruolo, così come per quelli a tempo determinato, e impedendo
loro di guardare al futuro con fiducia e gratificazione. Da qui, la loro decisione di proclamare
l’astensione da ogni attività finora svolta, il che, gioco forza, rappresentando gli stessi il 50% del
corpo docente dell’Università della Calabria, potrebbe seriamente pregiudicare l’avvio del prossimo
anno accademico.
Questa conseguenza, se possibile, risulta ancor più aggravata e insostenibile dai micidiali effetti
previsti dalla manovra finanziaria 2008 per le Università, e dunque anche sul nostro Ateneo,
costretto, nonostante abbia sempre rispettato i parametri di valutazione stabiliti dal Ministero, a
subire quest’anno un taglio potenziale del 9% sull’Ffo e, per il prossimo, decurtazioni di risorse
dell’ordine del 19%; effetti ingiusti e immeritati, al pari dei precedenti, che non lasciano alcun
margine di operatività e precludono l’esito di qualunque propensione e disponibilità ad operare,
ancora e più che in passato, perseguendo obiettivi di efficacia e efficienza.
Ebbene, Signor Ministro, se le cose dovessero purtroppo trovare conferma nel senso indicato, per
l’Università della Calabria sarebbe l’inizio di una fine ingloriosa quanto immeritata.
Un percorso inverso e irreversibile, rispetto a quello, virtuoso ancorché irto di ostacoli e di sacrifici,
seguito in questi anni, che ci ha visti sempre e comunque mantenere la rotta verso mete
unanimemente riconosciute nel solco delle migliori e più apprezzabili tradizioni di buon governo ed
oculatezza gestionale.
Non è un caso, infatti, se l’UniCal, pur ricevendo minori risorse di quanto ad essa sarebbero spettate
secondo il Modello del CNVSU, sia riuscita a mantenere ben al di sotto del 90% il livello della
spesa per il personale rispetto allo Ffo, a raddoppiare il corpo docente e vanti un livello di
indebitamento estremamente basso.
Non sono risultati di poco conto e, rispetto ad essi, il convincimento mio e dell’Ateneo è sempre
stato che una valutazione oggettiva e realistica delle nostre performance ci avrebbe messo al riparo
da qualunque tipo di discriminazione, o appiattimento, o penalizzazione di sorta.
Purtroppo, non è stato, e alla luce di quello che le iniziative più recenti autorizzano a ritenere, non
sembra sarà così; e questo, signor Ministro, riteniamo non solo essere ingiusto, ma non rispondere a
criteri di equilibrio ed equità, cui anche, e soprattutto, il sistema universitario deve ispirarsi.
Non ci ha mai impressionato la competizione con atenei più grandi e di ben più antica tradizione,
così come abbiamo condiviso ed ispirato le nostre scelte ai principi e agli obiettivi di una severa e
necessaria valutazione; su tali parametri ci siamo misurati e su di essi, nonostante l’esistenza di
condizioni complessive, riferite al nostro contesto di riferimento, certamente non favorevoli,
abbiamo ritenuto di affrontare una sfida per molti aspetti incerta e difficile, più che altrove,
ottenendo risultati importanti.
Ora, a quelle linee d’azione, e a quei criteri, che l’Università della Calabria ha scrupolosamente e
faticosamente rispettato, il Ministero mostra di non volersi più ispirare, con grave nocumento per
chi ha fatto, e fino in fondo, la sua parte.
E’ un atteggiamento, signor Ministro, difficile da accettare tanto sul piano del principio che della
sostanza, e non può essere il prezzo da pagare da chi ha operato nel pieno rispetto dei propri
obblighi.
Ancor più, questo assunto riteniamo acquisti valore e rilievo per la nostra Università, che, per
ragioni fin troppo note, a differenza di altri Atenei non ha mai avuto e non potrebbe contare su
sostegni e aiuti di natura diversa dal territorio regionale di riferimento.
Era doveroso dirLe queste cose e portare alla Sua attenzione la gravissima situazione che si profila
all’orizzonte per la nostra università.
E’ un triste momento, che non avremmo mai voluto dover affrontare, anche e soprattutto per la
consapevolezza che a causarlo non è stata l’Università della Calabria e chi ha avuto l’onore di
guidarLa in questi anni.
Il Paese ha certamente bisogno di un’azione di risanamento energica ed efficace, ma crediamo che
quelle decise nei confronti delle Università, e le penalizzazioni richiamate, non accreditino l’idea di
una politica adeguata né siano il modo corretto di affrontare i problemi sul tappeto.
E la Storia, che si incarica sempre di dimostrare la fondatezza e la correttezza delle azioni di tutti,
certamente non mancherà di confermarlo.
Gradisca i miei più cordiali saluti.
Il Rettore
Prof. Giovanni Latorre
http://www.unical.it/portale/portaltemplates/view/view.cfm?18618